Cronaca

Balcani devastati dall'alluvione, il racconto di un modenese

Luca De Pietri testimonia da Belgrado la distruzione che l'acqua ha portato in Serbia, con migliaia di sfollati e già numerose vittime. Si attende la piena verso la capitale, mentre si attivano i soccorsi internazionali

L'argine di Belgrado rinforzato dai volontari

“Stesso odore di fango e marcio, stesse donne con in braccio figli e coperte, stessi pianti e mani sulla fronte, sono confuso e disorientato,impotente di fronte ad una natura che rivendica giustizia spietatamente”. Sono le tristi parole che il modenese Luca De Pietri ha pubblicato dal Belgrado, dopo che nei giorni scorsi l'intera zona nord-occidentale della Serbia è stata colpita da una drammatica alluvione. Il ricordo di De Pietri, funzionario della Regione Emilia-Romagna che segue un progetto di cooperazione internazionale di supporto ai minori, non poteva che andare alla calamità che pochi mesi fa ha colpito le nostre terre. Ma le proporzioni non sono paragonabili e l'alluvione balcanica si sta rivelando una tragedia immane per migliaia e migliaia di persone.

Raggiunto telefonicamente, De Pietri ci illustra la dimensione critica di quanto sta avvenendo tra Seria e Bosnia, dove l'intero bacino idrografico del fiume Sava è saltato, innondando capagne e paesi, alcuni dei quali completamente spariti sotto un mare di fango. “Siamo ancora nel pieno dell'emergenza – racconta – ma si parla già di oltre 27mila sfollati. Le autorità sono molto caute nel diffondere notizie, ma ci sarebbero già 17 morti accertati (saliti rapidamente secondo le ultime agenzie ndr) e un numero non identificabile di persone disperse. L'acqua, come spesso accade, ha colto molti alla sprovvista e ha reso difficili i soccorsi: ci sono ancora alcuni villaggi completamente isolati. Molte strutture ed infrastrutture viarie sono completamente distrutte”.

Uno scenario drammatico, che si sposta velocemente verso est: “L'acqua ha devastato Obrenovac, a pochi chilometri dalla capitale. Ora la grande preoccupazione riguarda l'arrivo della piena proprio a Belgrado, attesa ormai fra poche ore – prosegue De Pietri – Va riconosciuto che in città c'è stata una grandissima partecipazione: migliaia di persone si sono rese volontarie per alzare gli argini posizionando sacchi di sabbia (foto sotto) per la distanza di 18 km, con un lavoro straordinario”.

“Siamo ancora nella fase di prima emergenza, le persone vengono assistite con beni di prima necessità, poi si tratterà di capire cosa occorrerà e anche noi cercheremo di metterci a disposizione. Ma le dimensioni del disastro sono tali che ora è difficile fare previsioni. Si sta anche presentando un potenziale rischio di epidemie, con l'acqua che sta portando con sé carcasse di animali e sta inquinando le falde”. Anche i luoghi dove operano i cooperatori emiliano-romagnoli  sono stati pesantemente colpiti e la Regione si attiverà a breve per capire come poter intervenire, senza prendere iniziative precipitose.

Sul fronte degli aiuti De Pietri sottolinea il sostegno già ricevuto a livello internazionale: “Ci sono 17 paesi già impegnati. I primi ad attivarsi sono stati i russi, che si sono adoperati in maniera veramente incisiva. Non da meno è stato lo sceicco degli Emirati Arabi, che ha donato ben 10 milioni di dollari alla Serbia”. Ma ora dopo ora le proporzioni del disastro si fanno più grandi e l'acqua porta la sua furia fino in Croazia, Bosnia Herzegovina e nel sud della Serbia, tanto da far impallidire il dramma scatenato nella Bassa dal fiume Secchia.


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