Cronaca

Voodo, prostituzione e violenze: il dramma di una giovane immigrata nigeriana

Grazie alla denuncia di una 21enne è stato possibile arrestare la "matrona" che le aveva promesso un futuro in Italia per poi renderla schiava e costringerla a prostituirsi in strada a Modena. Arrestato anche 63enne che fungeva da accompagnatore

La notte sul bordo della strada e nelle auto dei clienti, il giorno rinchiusa in casa, vessata e picchiata. Questo l'inferno che per alcuni mesi ha marchiato la vita di una 21enne nigeriana, giunta a Modena dopo un terribile viaggio attraverso l'Africa, il Mediterraneo e lo Stivale. Una storia emersa in tutta la sua drammaticità dopo la coraggiosa denuncia della ragazza, che, stanca delle angherie, si è rivolta alla Polizia. Una confessione che ha fatto emergere uno scenario davvero inquietante e ha permesso l'arresto di due persone.

La Squadra Mobile ha infatti dato esecuzione a due ordini di custodia cautelare, il primo in carcere per una 29enne nigeriana, considerata la "matrona" e accusata di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, il secondo (domiciliari) per un 63enne modenese che svolgeva la funzione di "tassista" per conto della donna.

PROMESSE E VODOO – Tutto è iniziato in Nigeria, dove la 29enne, regolarmente residente a Modena con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (badante) ha conosciuto la 21enne, prospettandogli un futuro roseo in Italia e offrendosi di darle indicazioni e soldi per raggiungere il Bel Paese, dove l'attendeva un lavoro come parrucchiera. Tutto alla cifra di 30mila euro, che la ragazza avrebbe poi dovuto ripagare con il lavoro. Quello che sembrava un "contratto" si è subito trasformato in qualcosa di ben diverso: la superstizione si è inserita nel rapporto tra le due e la 21enne è stata sottoposta ad un rito vodoo. Costretta a mangiare un fegato di gallina crudo, è stata soggiogata ad un ricatto religioso, particolarmente radicato nella cultura locale.

IL VIAGGIO E LA FUGA – Come tanti connazionali, la giovane nigeriana ha lasciato il suo paese in direzione del Mediterraneo. Le sono stati forniti documenti falsi, istruzioni su come affrontare ogni singolo passaggio e l'indicazione vincolante di dichiararsi sempre minorenne. La prima tappa è stata a bordo di vari pickup, attraverso il deserto, fino a giungere sulle coste libiche. Qui è però intervenuta la polizia locale, che ha bloccato il gruppo di 700 persone nel quale la giovane viaggiava: soltanto dopo un periodo in carcere è stata rilasciata e ha potuto prendere parte all'attraversata. A bordo di un barcone ha raggiunto Lampedusa ed è stata poi trasferita in un centro di accoglienza per minori. Come da istruzioni, la ragazza ha tentato la fuga, ma nel farlo è rimasta ferita ed è quindi stata portata per le cure presso l'ospedale di Agrigento. Da qui la seconda fuga, aiutata da un contatto locale, che l'ha condotta prima a Napoli, poi a Bologna e infine a Modena, dove è stata "consegnata" a quella donna che è poi diventata la sua aguzzina.

PROSTITUZIONE E ABUSI – Del lavoro di parrucchiera nessuna traccia. La giovane è stata segregata in una casa insieme ad un'altra prostituta e la matrona le ha fornito le indicazioni e il necessario per lavorare in strada. Vestiti, anticoncezionali e tariffario. Una vita terribile che la ragazza ha sopportato per circa due mesi, dividendosi tra la Bruciata e la zona industriale di Modena Nord. Ad accompagnarla a prostituirsi c'era il 63enne, che veniva retribuito con qualche spicciolo e con prestazioni sessuali, mentre ad attenderla al mattino c'era la 29enne connazionale, alla quale consegnava tutto l'incasso della notte. Una schiavitù che si è fatta insostenibile, ma che è divenuta ancora più angosciante e dolorosa: ad un cenno di reazione le intimidazioni sono diventate violenze fisiche e tutto è degenerato.

LA DENUNCIA – Qualche tempo fa la reazione è arrivata e la vittima – anche su indicazione di un fidanzato ancora residente in Nigeria – ha deciso di denunciare tutto quanto. A seguito di una lite in strada con la "madame", ha chiamato la Polizia e da lì è partita l'indagine della Squadra Mobile, che grazie alla confessione della 21enne ha ricostruito tutto quello che era accaduto, fino a chiedere ed ottenre gli arresti eseguiti nelle scorse ore. L'inchiesta resta ovviamente aperta, sia per individuare tutte le figure coinvolte nella tratta, sia per portare alla luce la presenza di altre eventuali ragazze vittime dello stesso perverso meccanismo.

Si tratta indubbiamente di un'operazione di grande rilievo, che tuttavia scoperchia un vaso di Pandora il cui contenuto è già tristemente noto. Lo stesso neo-Questore Filippo Santarelli si è compimentato con gli investigatori per il risultato ottenuto, sottolineando come la lotta alla prostituzione si faccia "attraverso indagini lunghe e difficili" ed evidenziando come sia fondamentale denunciare qualsiasi tipo di abuso. Oggi la 21enne può usufruire della preziosa attività dei centri antiviolenza, cui è stata affidata.


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