Cronaca

Chiusura e indifferenza, l'insondabile comunità cinese e l'omicidio di Modena

Nessuna collaborazione con la Polizia, totale indifferenza e persino il rifiuto di parlare italiano: il delitto del 20enne cinese rimarca ancora una volta la difficoltà di interfacciarsi con gli immigrati cinesi, che a Prato vivono secondo regole difficili da comprendere

Il delitto consumato sabato scorso in città – le cui indagini hanno portato al fermo di cinque cinesi fra i 16 e i 17 anni – ha costretto gli inquirenti ad interfacciarsi ancora una volta con la comunità cinese di Prato, facendo riemergere con forza le immense problematiche insite in una comunità che sceglie coscientemente di non integrarsi e vive secondo stili talvolta difficili persino da comprendere.

Nel momento in cui la Polizia si è spostata a Prato per rintracciare i cinque criminali si è infatti trovata di fronte ad un muro fatto di omertà e indifferenza. A stupire non è stata soltanto la chiusura o la presunta volontà di voler "proteggere" i propri connazionali, quanto la percezione di un completo disinteresse nei confronti del delitto stesso e dello sforzo dell'autorità giudiziaria di fare giustizia. 

I cittadini cinesi interrogati hanno opposto alle domande degli inquirenti un palese rifiuto: in larga parte si sono rifiutati di fornire informazioni e persino di parlare italiano, facendo intervenire gli interpreti quando era invece chiaro che erano in grado di comprendere la nostra lingua. Un atteggiamento che ha causato sicuramente un ostacolo alle pur celeri indagini della Squadra Mobile e che è emerso anche nel caso particolare del fermo di uno tre cinque giovani, trovato in un internet point insieme ad altri amici, nel bel mezzo di una sessione di gioco online. Alla richiesta da parte degli agenti di consegnare i documenti i ragazzi non si sono minimamente scomposti e hanno proseguito la loro attività ludica con gli occhi fissi sugli schermi.

Il silenzio, insomma, l'ha fatta da padrona durante tutta l'indagine. Silenzio che ha riguardato anche i cinque fermati e i loro stessi genitori, mettendo in luce un altro elemento caratteristico della cultura cinese, quantomeno di quella di una certa parte di immigrati che vive in Italia. I legami famigliari sono infatti molto diversi da quelli cui siamo abituati. Come la stessa Squadra Mobile ha evidenziato, 16enni e 17enne protagonisti di questa tragica vicenda dimostrano una maturità che va ben oltre quella anagrafica, ma soprattutto conducono una vita molto indipendente.

Per loro era normale trascorrere anche più giorni in altre città d'Italia e spostarsi di continuo, senza che le famiglie ne fossero informate, tanto che il delitto sarebbe passato a lungo inosservato, così come l'occultamento del cadavere della giovane vittima, che era nei loro piani. Un'assenza di controllo e di relazione che è difficile da accettare per la mentalità nostrana.

Già molte volte la comunità pratese ha avuto su di sè i riflettori dell'informazione, sia per fatti di cronaca nera, sia per la diffusa inclinazione alla violazione delle norme sulle attività commerciali e in materia di convivenza sociale. Anche il delitto di Modena, dunque, apre numerosi interrogativi sula Chinatown toscana, in particolare su quanto sia accettabile che le autorità non pongano paletti per impedire forme di illegalità e di completo disinteresse all'integrazione.


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