Cronaca

Omicidio di Finale Emilia. Le "famiglie normali" e il "potrebbero essere figli nostri"

Prima ancora di enunciare i fatti, da parte della Procura è arrivato un richiamo ai media sul discorso etnico relativo ai tre sospettati. Musti: "Evitare trasmissioni televisive o interrogazioni che possano speculare sull'argomento"

Il politicamente corretto prima di tutto. Il drammatico fatto di sangue di Finale Emilia, cui hanno fatto seguito i tre fermi di ieri sera a carico di altrettanti giovanissimi marocchini, è stato presentato questa mattina ai media locali con una nota molto marcata: un richiamo della Procura e dei Carabinieri a non connotare la notizia sottolineando oltremodo l'origine straniera dei tre indagati.

Non è stata un'indicazione velata o una semplice considerazione a latere della cronaca, bensì una parte fondante dell'intervento del Procuratore capo Lucia Musti, rivolto ai giornalisti ancor prima che venissero descritte le indagini e si capisse con chiarezza la dinamica stessa dell'assurdo omicidio e della rapina. Un concetto poi ripreso anche dagli esponenti dell'Arma presenti.

Il Procuratore ha spiegato: "Si tratta di figli di famiglie provenienti dal Marocco, ma che sono pienamente inserite nel contesto socio-economico produttivo modenese". Riguardo ai tre fermati – che al momento è ovviamente prematuro definire colpevoli – la dottoressa Musti ha sottolineato come appartengano "a famiglie regolari e normali. Sono ragazzi normali, avrebbero dovuto iniziare alla fine di ottobre un corso di formazione professionale. Quindi sono ragazzi che hanno studiato, potrebbero anche essere figli nostri", ha aggiunto.

Questo discorso per introdurre la propria preoccupazione sul modo in cui la notizia poteva essere diffusa e interpretata: "Quindi nessuna speculazione su magrebini, su islamici, su persone irregolari, nessun tipo di speculazione perchè purtroppo le cronache sono ahimè ricche sopratutto in questo periodo di morti assurde e di aggressioni assurde, da parte di giovani figli nostri, cioè figli di italiani – ha aggiunto – Il fatto che si tratti di persone di nazionalità marocchina non ha alcuna particolare rilevanza, se non per indicare che provengono da uno stato diverso dal nostro".

"A questo tengo molto e spero venga dato adeguato spazio onde evitare trasmissioni televisive che possano speculare su questo argomento, ovvero interrogazioni e quant'altro – ha messo le mani avanti il Procuratore, che poi ha precisato – Bisogna sapere che sono ragazzi pericolosi, perchè il Pubblico Ministero ha emesso un fermo, ragazzi che dovranno pagare quello che avranno fatto [...] Sarà il giudice a dover valutare il nostro operato e quello dei Carabinieri".

Allo stesso modo, ci verrebbe da suggerire, spetta ai giornalisti il compito di valutare le notizie nei modi della loro divulgazione. Ci sarà sempre chi vorrà speculare su qualsiasi tipo di evento o fatto criminale, ma non può essere certo l'informazione a impedirlo. Così come la parola "speculazione" non deve appartenere al vocabolario professionale del cronista, questo è palese, crediamo che neppure minimizzare determinati aspetti di una notizia renda un giusto servizio alla cronaca.

Il racconto dell'efferato delitto di Finale – del quale la Procura ha deciso di dare notizia ancora prima della convalida del fermo, contrariamente a quanto avviene in altre situazioni – non può quindi esimersi dal citare l'origine nordafricana delle famiglie e dei tre ragazzi indagati. Senza chissà quale accusa, ma come semplice elemento rilevante di questa drammatica vicenda. Così come non si può ignorare che esiste un problema legato ai giovani immigrati di seconda generazione, che purtroppo compaiono con eccessiva frequenza sulle pagine della cronaca quotidiana modenese.


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