Cronaca

Edicole in sciopero, altissima adesione a Modena e provincia

In città soltanto 7 edicole hanno aperto questa mattina. Le altre 100 sono rimaste chiuse per sottolineare la protesta contro le liberalizzazioni della vendita di quotidiani e riviste. Assemblea con i rappresentanti della politica locale

Oltre il 90% delle edicole di Modena e provincia ha tenuto chiuso oggi il proprio esercizio in occasione dello sciopero nazionale indetto dal sindacato di categoria Sinagi, contro la liberalizzazione selvaggia della rete di vendita e a favore del ripristino della  programmazione comunale delle licenze.

A Modena città sono rimaste aperte solo 7 edicole su 107, alta l’adesione anche in tutto il territorio provinciale. Partecipata anche l’assemblea degli edicolanti tenutasi sempre stamattina nella sede della Cgil. Lo sciopero odierno è solo il primo di un pacchetto complessivo di 8 giornate di chiusura che verranno messe in campo, se il Governo non ascolterà le richieste degli edicolanti.

“Nell’attuale confusione e incertezza legislativa, la liberalizzazione senza regole imposta dal Governo Monti rischia di far chiudere tutta la rete tradizionale delle edicole e i piccoli punti vendita” hanno detto stamattina in assemblea nei loro interventi le decine di edicolanti modenesi presenti.

Il deputato Pd Davide Baruffi ed Enrico Monaco, portavoce del deputato di Sel Giovanni Paglia, hanno assicurato il loro impegno ad un’interrogazione parlamentare, a breve, che chiami il Governo a chiarire le proprie intenzioni sulle liberalizzazioni nel settore delle edicole. Impegnati a sostenere le richieste degli edicolanti anche il senatore Stefano Vaccari (PD) e il deputato Vittorio Ferraresi (M5S) che, nell’impossibilità di essere presenti, hanno fatto pervenire loro dichiarazioni scritte all’assemblea. Tramite il deputato Baruffi, anche il neoeletto presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha assunto l’impegno a seguire i problemi delle edicole.

In diversi interventi è stato ribadito che gli edicolanti non hanno paura delle liberalizzazioni, ma chiedono regole uguali per tutti e parità di diritti. Oggi infatti gli edicolanti sono rivenditori esclusivi con obbligo di parità di trattamento per tutte le pubblicazioni (ogni edicola è tenuta ad esporre circa 3.500-4.000 testate), mentre i nuovi punti vendita, frutto delle recenti liberalizzazioni, non hanno vincoli e trattano solo le poche testate cosiddette “alto vendenti”, riducendo così le pubblicazioni ad una merce qualsiasi in contrasto con il diritto all’informazione e al pluralismo previsto dalla Costituzione italiana. 


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