Cronaca

Un anno di sangue sulle strade, le vittime di incidenti crescono del 55%

Dodici mesi davvero funesti sulla rete viaria provinciale, dove hanno perso la vita ben 54 persone, in maggioranza automobilisti. Un passo indietro sui livelli di 5 anni fa, dopo un calo che faceva ben sperare

Il 2017 si è chiuso con una statistica particolarmente pesante:; quella degli utenti della strada che hanno perso la vita in incidenti. Un dato che è stato come di consueto raccolto e analizzato dall’osservatorio indipendente dell’Associazione Italiana Familiari e vittime della strada-ONLUS. Nel corso dei dodici mesi appena trascorsi, si sono registrati almeno 54 decessi sul territorio della provincia di Modena, con un preoccupante incremento del 55% rispetto al 2016 pari, quando i decessi si erano attestati a 35. Anche rispetto al 2015 vi è stato un aumento: +15% rispetto ai 47 registrati. E così ancheper quanto riguarda il 2014.

Rispetto agli anni '90 e ai primi 2000 i decessi sono vertginosamente scesi, fino a stabilizzarsi dal 2007 in avanti al di sotto dei 60. Gli ultimi tre anni avavno fatto sperare in una nuova caduta dei numeri, ma il 2017 ha riacceso prepotentemente l'emergenza.

Analizzando le categorie emerge che la maggioranza delle vittime (25) è un conducente di auto, nove dei quali per fuoriuscita senza apparente coinvolgimento di altro mezzo; 10 pedoni, tutti investiti; 3 ciclisti, tutti investiti; 11 in moto o scooter, di cui tre fuoriusciti senza apparente coinvolgimento di altro mezzo; 5 camionisti (4 in autostrada) che tamponano altri autocarri ed una fuoriuscita. Il 78% dei deceduti è maschio. Gli stranieri deceduti sono almeno 10. Con riferimento alll’età, nella fascia 0-18 si registra un solo decesso, tra i 19 e 59 si sale a 34, tra i 60 e 70 sono 3 ed oltre i 70 sono 12, nessun trasportato.

Lo scorso anno i decessi su strada nelle provincia di Modena sono stati 12,98 per 100mila abitanti. Un rapporto che è oltre il doppio di quello registrato mediamente in Italia ancora nel 2015 (5,56 ogni 100mila abitanti) e ben più elevato anche di quello regionale (7,33 ogni 100mila abitanti.

Di fronte a questi numeri drammatici - è come se in 15 anni fosse sparito un piccolo comune, con 1.119 vittime - l’Associazione Italiana Familiari e vittime della strada-ONLUS dichiara: "Qualcuno, o più di qualcuno, dovrebbe prenderne atto ed essere portato a mettere in campo efficienti strategie di contrasto. Si contano infatti anche circa 2100 i feriti, alcuni dei quali gravi, circa 150 con postumi da invalidità permanente con costi sociali inaccettabili ed intollerabili, stiamo parlando all’incirca di 80 milioni di euro per l’anno 2017 a cui si aggiungono le perdite umane, il dolore dei congiunti, le sofferenze dei feriti ed i tragici cambiamenti nella vita delle persone colpite".

"La società, nondimeno, continua in larga parte ad accettare o rimuovere il rischio di morte sulle strade: i drammi che si consumano quotidianamente sulle nostre strade sono ancora alquanto ignorati - spiega il presidente Franco Piacentini - Dalle amministrazioni, evidentemente solo a fiato, viene dato esplicito appoggio all’obiettivo previsto di dimezzare il numero di morti sulle strade del 2010 (58) entro il 2020. Di questo passo non ci arriveremo mai, non potremo neppure mostrarci “orgogliosi” per aver raggiunto, di accettare, tra due anni, quel vergognoso, minimo “traguardo” di 29 morti e 1200 feriti, dei quali 90 con disabilità permanenti e conseguenti spese sociali. Le amministrazioni dovrebbero quindi aderire alla richiesta del Parlamento europeo e mirare, seriamente, a scongiurare completamente i decessi da incidenti stradali (“Vision Zero”), come già fanno diversi stati".

"La provincia di Modena deve iniziare a dar corpo a tale visione ed elaborare una strategia in questa direzione con un corpo di provvedimenti assai più concreto, molti provvedimenti annunciati sono tuttora troppo vaghi, portati avanti con assoluto disinteresse e certamente all’altezza delle sfide in gioco. A livello provinciale dovrebbe essere prospettato anche un altro obiettivo chiaro e quantificabile per il 2020, ossia ridurre del 40% il numero dei feriti  gravi e per poter  aver riscontro dei risultati che si otterranno, bisogna poter definire cosa si intende per “ferito grave” ed avere accesso ai dati sanitari di questi ultimi - chiosa Piacentini - Infine è necessario predisporre un apposito centro di assistenza per i familiari di vittime da incidenti traumatici perché chiunque resta ucciso o ferito in un incidente, direttamente o indirettamente, è uno di troppo".


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