Economia

Crac Italacarni, in arrivo una ristrutturazione “pesante”

L'azienda simbolo della lavorazione industriale dei suini vede il subentro della mantovana Opas dopo il disastro aziendale che l'ha fatta precipitare. I sindacati firmano l'accordo su mobilità ed esuberi

Pesante ristrutturazione allo stabilimento Italcarni, nel Carpigiano. Vista la sua crisi, un nuovo soggetto imprenditoriale, la cooperativa mantovana di allevatori Opas (Organizzazione di produttori allevatori di suini), subentrerà mediante affitto d'azienda a Italcarni. In ballo c'è un piano industriale volto a utilizzare la capacità produttiva del sito fino a 700.000 capi all'anno con "lavorazioni di alta qualità". 

La firma dei verbali d'accordo sindacali con Italcarni e Opas è arrivata ieri sera nel corso di un'assemblea dei lavoratori, a conclusione della vertenza per cercare di garantire la continuità produttiva e occupazionale del sito di Migliarina di Carpi, tuttora tra i macelli suinicoli più moderni d'Italia con 300 dipendenti.

Oltre al subentro aziendale, ora è previsto il ricorso agli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda gli operai addetti alla produzione di Italcarni, l'accordo sindacale con Opas prevede la garanzia di ricollocazione nelle cooperative di manodopera operanti nel sito: una parte di loro sarà accompagnata alla pensione attraverso la procedura di mobilità. Per quanto riguarda gli impiegati, i tecnici e le figure direttive, una parte (circa 30 unità) passerà alle dipendenze di Opas al momento di avvio del contratto di affitto. Per un'altra parte (una decina di lavoratori) è prevista invece un'incentivazione all'esodo.

"Viene scongiurato il fermo produttivo- commentano Marco Bottura della Flai/Cgil e Mario Zoin della Fai/Cisl- che avrebbe potuto essere disposto dal tribunale di Modena a seguito delle istanze di fallimento avanzate nei confronti di Italcarni".

Tuttavia, ricordano i sindacati, la presenza di esuberi e il peggioramento delle condizioni contrattuali di tutti gli addetti coinvolti nella ristrutturazione evidenziano che "sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto della gestione fallimentare di Italcarni". (DIRE)


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