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"Jessica and me", Cristiana Morganti danza alle Passioni

Va in scena domenica 7 dicembre alle 21 al Teatro delle Passioni a conclusione della rassegna Passioni in Danza, Jessica and me, nuovo spettacolo della danzatrice e coreografa Cristiana Morganti. “Lei vuole che io danzi, oppure vuole che io parli?” Dietro questa domanda rivolta a uno spettatore si cela una delle chiavi di lettura di Jessica and Me. In questo suo nuovo spettacolo, la storica danzatrice di Pina Bausch si ferma a riflettere su se stessa: sul rapporto con il proprio corpo e con la danza, sul significato dello stare in scena, sul senso dell’altro da sé che implica il fare teatro. Ne risulta una sorta di autoritratto idealmente a due voci di efficace e spiazzante ironia, un puzzle di gesti, ombre, muscoli, tenacia, spavalderia, timidezza, ricordi e progetti. Il tutto in un mix di interventi video, costumi evocativi del mondo del balletto e musiche che mescolano l’alto e il basso, il classico e il pop.  Dal 1993 Cristiana Morganti è danzatrice solista del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, dove lavora tutt'oggi. Ha danzato in quasi tutti gli spettacoli del repertorio e ha partecipato a numerose nuove creazioni. Con il Tanztheater ha partecipato anche al film di Pedro Almodovar Parla con lei (2001) e al film di Wim Wenders PINA (2011).

“Jessica è una parte di me”, afferma la Morganti, “nasce da un gioco che facevo da bambina nel quale mi auto intervistavo. È un mio alter ego, che mi è stato molto utile nella creazione di questo mio nuovo spettacolo. Qui, pur con l’ironia e l’autoironia che mi caratterizzano, ho cercato modi diversi di raccontare me stessa, e mi sono impegnata in una situazione sconosciuta, inusuale, provando a liberarmi dallo sguardo di Pina, che sentivo molto presente. Quando si lavora tanti anni con una grande artista, il suo profilo è ingombrante; per trovare la mia identità, non sono partita dalle domande, come faceva Pina, ma ho cercato libere associazioni, immagini, musiche, libri, foto, ricordi biografici. Ho scoperto le dualità, e i conflitti che sono in me, il primo dei quali è: sono attrice o danzatrice? Avverto il dissidio fra corpo e parola, ma ho bisogno di esprimermi nei due modi. Ho studiato per anni e anni danza classica, ma alla fine ho scelto di lavorare con Pina. Così nello spettacolo metto in gioco i personaggi che vivono dentro e fuori di me, i retroscena a sipario chiuso, il dolore che si muta in leggerezza, solitudine e poesia. Ho cercato di evitare la cifra autoreferenziale, la noia del parlarmi addosso; c’è invece una componente onirica e surreale, che credo riesca a equilibrare il tutto”.


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