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"L'immagine contraddetta", inaugura a Modena la mostra di Cecchella e Valentini

Inaugura, sabato 7 maggio alle ore 17.00 presso la GATE26/A di Modena, la mostra "L'immagine contraddetta" di Nicolò Cecchella e Jacopo Valentini. La mostra sarà visitabile fino al 29 maggio nei giorni di sabato e domenica dalle 17 alle 20, mentre durante la settimana sarà possibile ammirarla dalla vetrina.

"Una fotografia databile al 1850 di Louis Daguerre ritrae fossili e conchiglie appoggiati a scaffali, una perizia classificatrice che il mezzo fotografico sembra assecondare, come fosse una propria ambizione puerile o più prosasticamente una debolezza da cui affrancarsi con l’avanzare dell’età. L’enciclopedismo fotografico, nel tempo, rimane come forma identificativa, anche se con accezioni diverse; Bernd e Hilla Becher e le loro apparizioni postmoderne, August Sander e i ritratti del Ventesimo Secolo, l’indagine di Luciano D’Alessandro e Gianni Berengo Gardin sugli interni delle case italiane, solo per annotare qualche esempio. Forse una forma di presunta protezione che la fotografia suggerisce e di cui si è nutrita per lungo tempo, ritratti di persone, volti, mani, oggetti, nuvole, cani, camere da letto, vasi di fiori recisi.

La piccola galleria con affaccio su strada di via Carteria a Modena che ospita la mostra "L’immagine contraddetta" di Nicolò Cecchella e Jacopo Valentini è occupata da soli quattro interventi, opere che includono due linguaggi interlocutori ideali del ritratto; fotografia e scultura. Valentini propone due immagini dalla serie Vis Montium (2018 – ongoing) un antico corallo appoggiato su un sostegno di legno che ancora conserva l’originale etichetta a testimoniare un lavoro archivistico che cede all’eleganza calligrafica (dalla collezione Lazzaro Spallanzani conservata nei Musei Civici di Reggio Emilia). Il ritratto della conservazione, i coralli sono pezzi di natura sottratti al proprio habitat ed elevati a sculture pseudo scientifiche. Una classificazione estetizzante, probabilmente ottocentesca, che Valentini ritrae su sfondo bianco: la linea della parete identifica uno stacco con il tavolo su cui è appoggiato il corallo, come a ribadire il prelievo che l’artista opera. Sono oggetti appoggiata ad un piano, sono oggetti rubati al mare, sopravvissuti all’invecchiamento, sono presenze ritratte. Classificate. In questo caso la fotografia ritrae per reindirizzare la funzione dell’oggetto, il corallo non più organismo e nemmeno oggetto da collezione, ma immagine, variazione cromatica. Valentini separa una parte dal tutto, una singola parola da un vocabolario, una fuoriuscita furtiva. Poco distante un’altra immagine dalla stessa serie a restituire il tempo della stagionatura del parmigiano reggiano; un corpo velato, un lenzuolo, una presenza in assenza, tono su tono a confermare la selezione di un’unica forma, di un unico corpo muto.

Cecchella asseconda una dimensione materica diversa, alluminio e terracotta; due sculture che all’interno dello spazio sembrano attrarsi come parte dello stesso corpo, della stessa carne. Un volto sospeso, anzi un calco del viso dell’artista che si fa maschera, filtro per la visione. L’interno rivestito in platino accoglie la luce elevando i tratti somatici a luogo di transizione. L’esterno rimane grezzo, terracotta liscia, come fosse una chiesa bizantina spoglia e modesta nell’involucro ed epifanica e riflettente al suo interno. Anche in questo caso un ritratto, una sineddoche del corpo che osserva la scultura a terra: un braccio teso verso l’altro e ancora il volto, lo spazio del ritratto, una condizione necessaria, archetipica. Dove, come sostiene Cecchella “l'interno chiamato in causa oltre sé stesso, accade come interiorità, passaggio mutevole, luogo di luce e di riflessi che transitano mostrando l’Io e l'Altro, annullando la matrice identitaria in un chiasmo esistenziale anatomico-ottico, che è specchiatura e vertigine senza fine”.

Cecchella, similmente a Valentini, preleva una traccia segnalando una presenza, in questo caso la propria. Il corpo dell’artista è testimone della rappresentazione, porta d’accesso attraverso cui esperire il mondo".

Andrea Tinterri


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