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Dieci mercoledì di cinema d'autore, "Festival" prende il via al Mac Mazzieri di Pavullo

Dieci film per altrettante serate, tra opere di riconosciuti Maestri del cinema non soltanto europei, documentari e film d’autore italiani e stranieri. Tutti i mercoledì dal 26 gennaio al 30 marzo 2022 lo schermo del Cinema Teatro Walter Mac Mazzieri di Pavullo nel Frignano (MO) si accende per la seconda parte della rassegna di cinema d’autore “Festival”, curata da ATER Fondazione. 

Si parte mercoledì 26 gennaio con l’ultimo lavoro di uno dei più grandi registi cinesi contemporanei, Zhang Yimou. “One Second” si presenta come un'epopea eroica che non riesce a nascondere un tributo speciale al cinema e al grande schermo. Siamo negli anni della Rivoluzione Culturale cinese, ed è lì che la giovane vagabonda Liu Guinu ruba una pellicola cinematografica inseguita da Zhang Jiusheng, un evaso da un campo di lavoro forzato pronto a tutto per stringerla tra le mani, anche a costo della sua stessa libertà... Autentico capolavoro epico sentimentale, emozioni cinefile e profonde da sala cinematografica di una volta come in Nuovo cinema paradiso. 

Mercoledì 2 febbraio ecco “The French Dispatch” di Wes Anderson. È morto il direttore e – per l’ultimo numero di una rivista che con lui si identificava – i migliori giornalisti danno prova della loro bravura e della loro creatività.  L’amore per un cinema e una cultura passate di moda (The French Dispatch è la copia del New Yorker) declinato in quattro episodi e molte cornici. Disperatamente innamorato del cinema europeo e di un gruppo di attori che fanno funzione di numi tutelari, Wes Anderson costruisce qui un suo personalissimo presepe laico e autoironico dove il suo tradizionale alfabeto minimalista trova la strada per inanellare citazioni e omaggi, riconoscimenti e prodezze tecniche, in nome del cinema e del suo puro piacere. Cast stellare, tra cui Bill Murray, Tilda Swinton, Adrien Brody, Benicio Del Toro, Timothée Chalamet, Léa Seydoux, Willem Dafoe, Owen Wilson.

Il nuovo capolavoro di Pedro Almodòvar, “Madres Paralelas” – per il quale Penelope Cruz ha vinto la Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra di Venezia 2021 – è il titolo in programma mercoledì 9 febbraio. Dopo aver fatto i conti con la sua storia personale, nel precedente “Dolor y gloria”, Almodóvar sente il bisogno di confrontarsi con quella collettiva. A partire dalla vicenda di due madri single che partoriscono una figlia lo stesso giorno, legando inestricabilmente le loro sorti, Almodóvar costruisce un elegantissimo e commovente melodramma che dal privato tocca il pubblico della storia del suo paese, girando quello che è il suo film più esplicitamente e tradizionalmente politico. La sua è oramai un'eleganza formale e narrativa pura e limpida, che nasce da un'apparente mancanza di ogni sforzo, che viene fuori naturale, per permettere che siano le emozioni a risuonare e riecheggiare fortissime.

Si intitola “Italia K2” il bel documentario d’annata in cartellone il 16 febbraio. Mario Fantin, bolognese classe 1921, con la sua macchina da presa ha documentato le spedizioni più avventurose dirette ai quattro angoli del globo. Prima fra tutte, la mitica conquista italiana del K2 nel 1954. Abbiamo deciso di presentare quelle immagini (poi confluite nel film Italia K2 di Marcello Baldi, in corso di restauro) senza commento parlato accompagnandole con le musiche scritte, all’epoca, dal maestro Teo Usuelli, eseguite dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Fantin effettuò tutte le riprese fino a 6560 metri, poi fu obbligato a fermarsi e istruì gli alpinisti che poterono così documentare la parte finale della scalata. Mai in precedenza riprese cinematografiche erano state effettuate a tali quote. Il restauro restituisce tutta l’emozione alle immagini e all’impresa compiuta dagli uomini della spedizione. Montaggio realizzato nel 2021 a partire dalle riprese di Mario Fantin per il documentario Italia K2 di Marcello Baldi (Italia, 1955) per gentile concessione di Club Alpino Italiano. Italia K2 di Baldi è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Centro di Cinematografia e Cineteca del CAI e il sostegno del MiC.

Mercoledì 23 febbraio è la volta di “Qui rido io” di Mario Martone, con uno straordinario Toni Servillo. Teatro e cinema. Storia e commedia umana. Musica...e Napoli. “ Qui rido io”, ‘romanzo immaginario di Scarpetta e della sua tribù’ è una colorata, umorosa e ben sorvegliata sintesi degli interessi e del mestiere di un cineasta colto, polivalente e soprattutto in ancor costante evoluzione. Con la biografia di Eduardo Scarpetta, miscela di cronache vere e di fatti immaginari ma possibili, Mario Martone non mette solo in scena la vita di un leggendario teatrante, con tutte le tensioni e gli equilibri precari dell'esibizione sul palco, ma ci trasporta, senza peccati filologici e intellettualistici, nella Napoli di fine '800, effervescente di stimoli culturali.
 
Ancora Servillo – questa volta a fianco di Silvio Orlando – è il protagonista di “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, in cartellone il 2 marzo. Non è un film comune nel panorama italiano “Ariaferma”. Anzi è proprio una gemma preziosa. In questo racconto sospeso, dentro un tempo e uno spazio quasi irreali a emergere sono temi universali della socialità, della convivenza e dell’agire collettivo che, a causa della struttura panottica del carcere, risultano amplificati e diventano macroscopici. Ed è questo a rendere “Ariaferma” un film profondamente umanista, capace di usare la metafora del carcere per ragionare sul senso collettivo dell’isolamento. Non solo quello dovuto alla pandemia cui viene facile pensare, ma in scala più ampia all’ingabbiamento e alla reclusione come sentimenti universali.

Un altro bel titolo spagnolo quello proposto per mercoledì 9 marzo, in occasione della Festa della Donna: “Il matrimonio di Rosa” della regista Icìar Bollaìn. Semplice e diretto (anche grazie a un cast davvero eccellente, in testa la protagonista Candela Peña ) questa commedia riesce a raccontarci con grande verità e con ironia, con leggerezza e al tempo stesso con estrema profondità, la storia di una donna comune con i suoi problemi e le sue fragilità. Rosa rappresenta tutte le donne. Tutte quelle madri, mogli, figlie e lavoratrici troppo spesso costrette a sacrificare i propri sogni e i propri desideri per l’altro (chiunque esso sia: un marito, un padre, una figlia, un datore di lavoro). Questa sorta di Bridget Jones in salsa spagnola mette in luce con le sue imperfezioni le contraddizioni di un’ultraquarantenne alla ricerca non del grande amore, ma della propria felicità.

Con “Nowhere Special” – in programma il 16 marzo – il regista Uberto Pasolini torna dopo lungo tempo alla regia per raccontarci una storia vera con i toni della malinconia e della leggerezza. Parlando di morte dirige un film che è una celebrazione della vita e dell'amore di un padre per un figlio.  Nel cinema di Uberto Pasolini c’è sempre uno sguardo sociale, già evidenziato con il grandissimo successo di “Full Monty” di cui è stato produttore. Al tempo stesso anche questo terzo lungometraggio di Pasolini, come il precedente “Still Life”, è un film non tanto sulla morte, ma soprattutto sul tempo che resta da vivere.  Grande merito, oltre che al regista, va a Norton, capace di un one man show sommesso, sottratto, che non lascia scampo tanto a lui quanto a noi. 

Mercoledì 23 marzo ecco il documentario “Watermark – L’acqua è il bene più prezioso” diretto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier ed Edward Burtynsky. Dai registi di “Antropocene”, uno straordinario documentario fotografico sul fondamentale ruolo che l’acqua ricopre nella formazione delle popolazioni del mondo. Girato in un 5K ad altissima definizione e ricco di molteplici prospettive aeree, il film mostra come l’acqua sia l’elemento fondante che forma la terra e che soddisfa i nostri bisogni primari. In “Watermark” lo spettatore è immerso in questa magnifica forza della natura, che troppo spesso però diamo per scontato.
Ogni essere vivente ha bisogno di acqua. Noi umani interagiamo con l’acqua in una miriade di modi, numerose volte al giorno. Ma quante volte ci capita di soffermarci sulla complessità di tale interazione? E, a meno di non averne a sufficienza, quanto spesso pensiamo alla sua fondamentale presenza nel generare, sostenere e arricchire la vita? 
 
A chiudere la rassegna, mercoledì 30 marzo, uno dei film più discussi della stagione: “House of Gucci” di Ridley Scott, con Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons e Salma Hayek. Quando Aldo Gucci difende le copie tarocche di accessori griffati che lo stesso brand ha fatto sì che invadessero i marciapiedi, in qualche maniera sta anche indicando una definizione precisa della poetica di Scott sin dagli esordi: “non sono copie, sono repliche”.  Da “Blade Runner” a “Tutti i soldi del mondo”, la tensione sotterranea nelle opere del cineasta è sempre quella che si agita tra originale e falso (d’autore?), come ‘Baby can I hold you’ di Tracy Chapman, ma nella versione di Pavarotti & Friends che chiude il film, esplicitando definitivamente l’operazione effettuata sul linguaggio di House of Gucci, la lingua e l’immaginario italiani di riferimento... Con “House of Gucci” Ridley Scott racconta la tragica storia di una famiglia tutta italiana nel modo più americano possibile.

Informazioni

Ingresso unico film: € 5,00 (per Italia K2 ridotto soci CAI € 4,00) Inizio proiezione ore 21.00. La prenotazione è fortemente consigliata scrivendo un messaggio whatsapp al numero 3332455578 o una mail a info@cinemateatromacmazzieri.it indicando la proiezione desiderata, nome, cognome e recapito telefonico.  I biglietti prenotati sono comunque da ritirare entro mezz’ora dall’inizio della proiezione scelta. La cassa apre alle ore 20 e chiude alle ore 20.45 per consentire un ingresso alla sala ordinato e privo di assembramenti.  Tel. 0536/304034 - info@cinemateatromacmazzieri.it – www.cinemateatromacmazzieri.it 
 
 


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