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Mondializzazione e scoperte geografiche, Sabina Pavole alla San Carlo

Venerdì 8 novembre proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena le lezioni del ciclo dedicato al tema Globalizzazioni. Forme e immagini dell’universalismo, ideato dal Centro Culturale. L’incontro, dal titolo Nuovi mondi. I processi di mondializzazione nell’epoca delle scoperte geografiche, sarà tenuto da Sabina Pavone, professoressa di Storia moderna all’Università di Macerata. Pavone fa parte del comitato di redazione del «Journal of Jesuit Studies» e del comitato scientifico de «Il capitale culturale».

Al crocevia tra storia religiosa, storia delle istituzioni e storia della cultura, nei suoi studi ha approfondito la diffusione del cattolicesimo in Russia e in Polonia e l’idea di antigesuitismo in Europa. Ha poi indirizzato le sue ricerche nel campo dei rapporti tra la Chiesa di Roma e le culture orientali, concentrandosi sulle missioni gesuitiche nell’India meridionale e sulla disputa relativa ai riti malabarici. Tra le sue pubblicazioni: I gesuiti dalle origini alla soppressione: 1540-1773 (Roma-Bari 2013); Missioni, saperi e adattamento tra Europa e imperi non cristiani (a cura di, Macerata 2015).

L’aumento della popolazione dopo la crisi del Trecento pose il problema di reperire più risorse, incrementando gli scambi commerciali che sul lungo raggio avvenivano soprattutto con l’Oriente. Per gli europei il miraggio delle Indie non era dovuto solo a motivi commerciali, ma anche a cause di più ampio respiro. Nel basso medioevo avevano cominciato a circolare diverse leggende legate a queste terre lontane. Le conoscenze su quei luoghi erano tanto nebulose che si usava per indicarli il sostantivo plurale Indie, termine che per secoli avrebbe indicato tutti i territori scoperti fra XV e XVI secolo, ovunque si trovassero nel globo. Nel Trecento molti commerci si svolgevano ancora via terra. Tuttavia, a partire dalla fine del Quattrocento si verificò un mutamento radicale: la navigazione assunse un ruolo preponderante per gli scambi commerciali. L’apertura di nuove rotte marittime fu dettata in primo luogo dalla necessità di trovare vie commerciali meno pericolose. Le antiche vie carovaniere presentavano, infatti, alcuni problemi difficilmente superabili: l’incertezza sull’arrivo delle merci, legata anche all’instabilità politica dei territori attraversati; la presenza musulmana lungo parte delle vie carovaniere e nei porti di sbocco. I commerci navali presentavano invece un vantaggio schiacciante: l’eliminazione degli intermediari, in modo da mantenere integri i profitti, e ciò bastava a mettere in secondo piano l’indubbia lentezza delle comunicazioni e il pericolo che le navi venissero assalite dai pirati o facessero naufragio. Non si devono poi trascurare i motivi religiosi che spinsero gli europei verso il mare: la ricerca di nuove vie marittime fu, per certi versi, anche la continuazione delle imprese religiose e delle crociate medievali. Dall’altra parte, il gusto per l’avventura e la curiosità per l’ignoto furono caratteristici dello spirito europeo dell’epoca, alimentato anche dall’interesse per i resoconti di viaggio, che di lì a poco diventeranno un genere letterario molto in voga.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.


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