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Carpi, una mostra per raccontare la Cattedrale

Un principe illuminato, un architetto visionario e un prezioso modello ligneo andato perduto. Una triplice relazione che fa della Carpi artistica, a inizio del Cinquecento, luogo di importanti e pionieristiche elaborazioni teorico-formali. Un territorio che diventa sintesi costruttiva a metà strada tra i più innovativi motivi architettonici padani e quelli provenienti dai cantieri vaticani. Una centralità sorprendente dovuta al passaggio di un artista fondamentale per il Rinascimento maturo, ovvero il toscano Baldassarre Peruzzi, giunto a Carpi per elaborare un’architettura talvolta talmente eterodossa da essere considerata “sconveniente” e “sconcia”.

Questi scenari affronta la mostra Costruire il tempio, allestita presso i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi e aperta al pubblico dal 18 settembre al 6 di gennaio 2016.

Curata da Andrea Giordano, Manuela Rossi ed Elena Svalduz – in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura “Palladio” di Vicenza e Università di Padova – la mostra attraversa soprattutto le complesse vicende costruttive della Collegiata di Carpi, poi divenuta Cattedrale. E lo fa nell’anno in cui la comunità carpigiana ne festeggia i 500 anni dalla fondazione, voluta da Alberto III Pio.

Nel 1515 venne gettata la prima pietra per quella chiesa principale che il signore di Carpi avrebbe voluto come fondale di una grande piazza, ulteriore manifestazione del suo potere. Educato alla teoria aristotelica della magnificenza, che trovava nell’eleganza e nella potenza architettonica una delle sue massime espressioni, Alberto incaricò Baldassarre Peruzzi di progettare la costruzione dell’edificio sacro. Suggestionato dalle vertiginose ed inquiete opere romane dell’architetto e pittore senese, le cui soluzioni prospettico-formali avrebbero segnato uno dei punti più alti dell’arte tardo rinascimentale, il principe lo incaricò di realizzare il progetto della futura Cattedrale, dedicata alla Madonna Assunta.

Il cantiere del duomo si arresta nel 1525, con cupola e transetto già impostati. Riprenderà un secolo dopo, nel 1604, allontanandosi però sempre più dall’illustre modello. Nel 1883 sarà corretta e resa più ortodossa l’eccentrica soluzione del Peruzzi data al pennacchio reggi cupola che si sviluppava in alto secondo una doppia curvatura. Questa soluzione, seppur abbandonata, assumeva un ruolo centrale nel curriculum peruzziano, inserendo di diritto l’artista senese nel dibattito post bramantesco sulla struttura a cupola dal San Pietro in poi. Inoltre, ciò permette di collocare l’originario duomo carpigiano in una posizione pionieristica nell’ambito delle ricerche sugli organi a cupola. Carpi diventa allora per Peruzzi un luogo ideale di formazione e progettazione di opere (Pieve della Sagra, Chiesa S. Nicolò, Portico del grano) che rivelano un’indagine creativa spesso talmente sperimentale per i suoi contemporanei da essere al limite dell’accettabilità.


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