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SHĀN: l'arte contemporanea di Sabrina Muzzi dalla Cina alla Rocca di Vignola

La quattrocentesca Rocca di Vignola, in provincia di Modena, continua ad essere “abitata” dall’arte contemporanea: il secondo appuntamento di “Ora più rada ora più densa. Architetture dell’immaginario” - la rassegna di arte contemporanea a cura di Lucia Biolchini realizzata dalla Fondazione di Vignola - prosegue con l’intervento di Sabrina Muzi e il suo SHĀN [cap. 2] a partire da sabato 21 settembre alle ore 11.30. Questo intervento espositivo sarà visitabile fino al 10 novembre 2019 con i seguenti orari: fino al 30 settembre dal martedì alla domenica 10.00-13 / 15.30 - 19.00 e dal 1 ottobre dal martedì alla domenica 9.00-13 / 15.30 - 18.00.

“Si tratta di un progetto realizzato durante una residenza in un piccolo villaggio cinese ai piedi della Grande Muraglia e presentato durante l’Artweek bolognese - spiega la curatrice - che qui si presenta in una nuova veste”. Oggetto del lavoro della Muzi è la montagna (Shān in cinese), dipinta ad acquerello su lunghi fogli verticali di carta di riso e su sottili carte cinesi, le cui stratificazioni seriali e le trasparenze restituiscono un luogo di sovrapposizioni temporali e spaziali.

Shān è un’immagine icona che reiterata come un mantra si carica di forza simbolica divenendo emblema di un archetipo e testimone di un luogo e delle sue trasformazioni. A introdurre il lavoro, una nuova opera che sgorga dal camino della Sala delle Colombe e tende verso il centro della stanza. Al primo piano il nucleo principale del lavoro, l’installazione di carte sospese, le foto verticali montate su seta e le bacheche di disegni. Il progetto si concretizza in un'architettura del paesaggio e il video proiettato nella Sala dei Cani, in cui la magnifica decorazione sembra esaltarne la visione, la pone in relazione con una forma antropomorfa: due corpi entrano in risonanza, quello umano e quello della montagna, ponendo le basi per una nuova indagine percettiva sul paesaggio.

Dopo il successo di “Self expression” di Marina Fulgeri, la rassegna “Ora più rada ora più densa” in seguito alla Muzi vedrà alternarsi altri due interventi espositivi. Dal 14 dicembre al 2 febbraio 2020 sarà la volta di Alessandro Moreschini, con “Beata solitudo”, il cui obiettivo è quello di ritrovare una condizione per orientarci nell’“inquinamento immaginifico” prodotto dall’Horror Pleni da cui ci metteva in guardia  Gillo Dorfles (www.alessandromoreschini.it). Mentre a chiudere la rassegna saranno Linda Rigotti e Giorgia Valmorri con “Da dentro”, dal 7 marzo al 26 aprile 2020. L’architettura si sgretola e diventa memoria, nomadismo e mutazione, svincolata dalla necessità di fissarsi in una struttura saldamente ancorata al terreno, è contro-architettura.
 


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