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Pensavo fosse amore: forme di dipendenza affettiva

“Amare sè stessi è un compito così difficile e sgradevole che, se riesci a fare una cosa del genere, potrai riuscire ad amare anche i rospi, poiché l'animale più disgustoso è di gran lunga migliore di te." Karl Gustav Jung, Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche

L’intervento verte sulla ricerca dell’amore per sé stessi e dell’equilibrio dialettico tra autonomia e dipendenza, identità e differenza. Verranno messein luce alcune modalità di relazione disfunzionale che si modellano secondo il pattern della dipendenza affettiva. La dipendenza può essere legata a sostanze (alcol, droga), a azioni (shopping compulsivo, gioco d’azzardo, internet) ma anche alle relazioni. Le modalità con le quali entriamo in contatto con altre persone (relazioni di coppia, relazioni di amicizia) tende a riprodurre il primo legame di attaccamento che abbiamo sperimentato, quello con la figura di accudimento primaria, secondo modelli operativi interni ben radicati. La sfera dell’affettività, dell’amore, è estremamente complessa e difficile da concettualizzare, sebbene a livello intuitivo ci sia abbastanza chiaro cosa possa significare il termine dipendenza affettiva, per averla subita o sperimentata o temuta o vista agire da persone vicine. Esamineremo il continuum che va dall’aggrapparsi all’altro al rifuggirne, dalla dipendenza all’isolamento, secondo quattro ritratti principali: il passivo dipendente, il co-dipendente, l’aggressivo-dipendente e il contro-dipendente. Verranno inoltre illustrate le personalità alle quali più frequentemente tende a legarsi il dipendente affettivo: il narcisista, lo psicopatico, il sadico.


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