Eventi

A Montefiorino l'insolito "Pivaraduno" con Artinscena

A Caselle di Montefiorino invece, sempre domani venerdì 26 giugno a partire dalle ore 21.30, presso il Parco Madonna del Don, si esibiranno in un concerto di musica folk e tradizionale immerso nella natura Cisalpipers, In Vino Veritas, Pivenelsacco.

Una musica che viaggia attraverso i secoli, quella medievale dalla Lunigiana, che si ritrova tra le protagoniste di questo magico appuntamento, come quella popolare emiliana delle Pivenelsacco, tra antichi balli staccati emiliani e repertori del tardo Rinascimento e del Barocco che, in diversa misura, si possono accostare ai balli tradizionali.

E ancora, sempre da domani fino al 28 giugno alla Rocca Medievale di Montefiorino, ha luogo la IX edizione del Pivaraduno. Corsi, incontri, concerti e feste per appassionati e cultori delle tradizioni musicali dell'Emilia. Organizzato nell'ambito del festival Artinscena, il Pivaraduno offre tre giorni interamente dedicati alla piva emiliana, al suo repertorio e ai suoi suonatori. Per iscriversi basta contattare Fabio Bonvicini (fabonvicini@gmail.com), docente di musica d'insieme che, insieme a Franco Calanca per piva avanzata e manutenzione della piva, Ferdinando Gatti per piva per principianti, Gino Pennìca e Roberta Cappi: balli staccati della tradizione emiliana e Giovanni Tufano per percussioni tengono i corsi della tre giorni.
La piva emiliana è una cornamusa che si è diffusa nell'Appennino emiliano e lì è rimasta in uso fino agli inizi del Novecento. Le ultime pive sono state ritrovate circa 30 anni fa, in prossimità del crinale che separa l'Emilia dalla Toscana. Oltre che in queste zone, si suppone che la piva fosse diffusa anche in collina e in pianura, nelle odierne province di Modena e Bologna, anche se non se ne hanno tracce dirette.

Nonostante sia stata utilizzata fino agli anni Sessanta, la piva ha rischiato l'estinzione già all'inizio del Novecento per diverse ragioni: innanzi tutto la difficoltà nella manutenzione e nell'accordatura dello strumento e poi le difficoltà di adattamento alle nuove esigenze musicali a causa della sua tonalità fissa, oltre alla comparsa di strumenti più eclettici, lo scarso interesse da parte dei giovani per la cultura e le tradizioni rurali, l'emigrazione all'estero e in città, con conseguente spopolamento dell'Appennino. Oggi grazie ad un abile artigiano, Franco Calanca, che ha ricostruito la piva sulla base di alcuni strumenti rinvenuti, questa cornamusa è tornata a far parte della musica italiana.


Si parla di