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Mito e modernità, Manfredi racconta le Sette Meraviglie

Le “sette meraviglie del mondo” sono esistite tutte assieme per un periodo breve, tra il 300 e il 227 a. C., e di tutte queste ne è sopravvissuta una sola, la Piramide di Cheope a Giza. Domani alle 21.30 le grandi opere del passato rivivono nel racconto appassionante di Valerio Massimo Manfredi, “Meraviglie del mondo antico”. In questo spettacolo, tratto dal suo ultimo libro, il famoso scrittore e archeologo conduce alla scoperta delle più grandi opere artistiche e architettoniche della storia: le sette meraviglie che gli antichi hanno indicato come le opere più meritevoli e stupefacenti mai realizzate dall’uomo.

I Giardini pensili di Babilonia, la Grande Piramide di Giza, lo Zeus di Fidia a Olimpia, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, l’Artemision di Efeso, il Faro di Alessandria vengono riportati in vita nel modo più grandioso da Manfredi, che ci affascina con il racconto dei miti e delle storie che accompagnano questi monumenti. Sono le opere più impressionanti del mondo antico, l’orgoglio di tutte le grandi civiltà. Ma questi irripetibili capolavori sono andati persi (eccetto la Piramide di Cheope), distrutti nel corso dei secoli, a causa di calamità naturali o della pazzia degli eserciti invasori. Come poter vivere l’emozione di quei luoghi? Ci viene in aiuto l’autore con un affresco vivido e prezioso di quelle opere monumentali. Una narrazione potente e magnetica che offre la possibilità di visitare con gli occhi della mente quelle meraviglie che gli antichi decisero di rinchiudere in un elenco redatto intorno al 300 a.C., lista nata dalla consapevolezza di un mondo ideale, che esisteva per la prima volta, che non sarebbe esistito mai più. Queste opere, vera e propria sfida all’impossibile, coprono un arco cronologico di oltre venticinque secoli.

Oltre al canone classico Manfredi aggiunge la favolosa ipotesi di un’ottava meraviglia. Ci regala infatti il racconto di come sia sorto e cosa abbia rappresentato il mausoleo di Commagene, la tomba santuario del re Antioco, che utilizza come base una montagna intera, aspra e solitaria: il Nemrut Dagi, posto nell’Anatolia orientale. Una storia romanzata avvincente e colma di magia che magnetizza il lettore.


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