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Peep di Cittanova, il Comune chiede un "passo avanti" alle parti coinvolte

L’assessora Vandelli invita alla conciliazione: “Non si rallenti il percorso: serve valutazione del tecnico nominato dalle famiglie, poi in Consiglio la modifica della convenzione”. Presenti in Consiglio anche alcuni promissari acquirenti

“Per arrivare a risoluzione della vicenda del Peep di Cittanova è necessario che tutti i soggetti coinvolti facciano un passo avanti verso la conciliazione. Non si rallenti il percorso: serve quindi la valutazione del tecnico nominato dalle famiglie per portare in Consiglio la modifica della convenzione”.

È l’appello lanciato dall’assessora all’Urbanistica e Politiche abitative Anna Maria Vandelli nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 5 marzo, in occasione della risposta all’interrogazione, trasformata in interpellanza, illustrata dal consigliere Stefano Manicardi (Pd) e firmata anche dalla consigliera Katia Parisi (Modena Solidale) sulla situazione della palazzina Peep di via Pannunzio a Cittanova.

I consiglieri, ricordando che “dodici famiglie sono rimaste senza casa a causa del ritardo dei lavori nel palazzo”, hanno chiesto se l’Amministrazione comunale “sia a conoscenza della reale situazione della costruzione di via Pannunzio a Cittanova e quale essa sia” e “quali provvedimenti possono essere presi per sbloccare la situazione della costruzione della palazzina”.

L’assessora ha spiegato che i promissari acquirenti del Peep di Cittanova ora, su richiesta del Comune, hanno nominato un proprio tecnico di riferimento per effettuare la valutazione sulla differenza tra l’intervento realizzato e il progetto da completare, “valutazione sulla base della quale predisporremo la delibera di modifica della convenzione di costituzione del diritto di superficie da portare in Consiglio. Nel documento sarà precisato il nuovo prezzo ‘al grezzo’ e sarà reso possibile il frazionamento degli alloggi e la vendita dei singoli appartamenti da parte della cooperativa alle famiglie, cosicché queste ultime possano completare l’intervento autonomamente. Purtroppo però – ha proseguito Vandelli – le complicate relazioni tra l’azienda che ha finora realizzato l’intervento, Whitec srl di Frosinone, e il soggetto attuatore del comparto, la cooperativa edilizia San Matteo, stanno rallentando il percorso per arrivare a soluzione della vicenda”.

L’assessora ha sottolineato la complessità della situazione, sia dal punto di vista giuridico sia amministrativo, e ha ricordato che l’Amministrazione, come per altre situazioni simili, aveva proposto alle famiglie interessate un percorso trasparente con il coinvolgimento del ministero affinché indicasse un commissario, un soggetto terzo che avrebbe potuto gestire i rapporti con i creditori e con gli istituti di credito. Le famiglie, temendo un allungamento dei tempi, non hanno voluto intraprendere questo percorso e, senza l’intervento del commissario ministeriale, le delicate relazioni tra i soggetti sono rimaste in carico alla cooperativa e ai soci, tra i quali i promissari acquirenti.

“Pur non condividendo le valutazioni fatte dai promissari – ha proseguito Vandelli – nel rispetto della loro volontà, il Comune assicura la piena collaborazione alle famiglie coinvolte, alcune delle quali hanno impegnato somme significative per un alloggio che non hanno ancora ottenuto, e sta facendo e continuerà a fare tutto quanto possibile per la risoluzione della situazione”.

L’assessora ha poi precisato che dalla cooperativa non sono ancora state fornite tutte le informazioni richieste dall’Amministrazione e che, secondo l’istituto bancario, al momento il cantiere sarebbe a circa il 90 per cento di lavori eseguiti.

I lavori del Peep di via Pannunzio erano stati avviati dopo la concessione dell’area in diritto di superficie da parte dell’Amministrazione nel 2017 e la conclusione era prevista a marzo dello scorso anno. Erano state concesse tre proroghe per il permesso di costruire di cui l’ultima a ottobre 2019. Il cantiere è rimasto bloccato nei mesi scorsi a uno stato avanzato di lavori.

Sono diversi i consiglieri comunali intervenuti nel dibattito che è scaturito dalla trasformazione in interpellanza dell’interrogazione dei consiglieri. Durante la discussione in Consiglio erano presenti anche alcuni promissari acquirenti coinvolti nella vicenda.

Enrica Manenti del M5s è intervenuta portando ad esempio anche la palazzina del cohousing di via Divisione Acqui e sottolineando che “non sono stati rimessi a punto i rapporti tra Amministrazione e società assegnataria, quando in ballo c’è l’interesse pubblico in quanto è un’area peep, gli acquirenti hanno specifiche caratteristiche sociali, e i problemi ricadono comunque sull’Amministrazione, che ha però limitati poteri”. Per Giovanni Silingardi la questione prioritaria è mettere le famiglie coinvolte nella condizione “di entrare in possesso di quello che devono avere, così come successo per via Divisione Acqui, e su questo c’è massima disponibilità da parte del Consiglio comunale. Già due episodi in pochi anni non ci danno lustro – ha aggiunto – e, anche se il Comune non è l’Ispettorato, la necessità è quella di intensificare i controlli a campione. Forse, poi, nel bando si poteva fare qualcosa per definire meglio la scelta dei soggetti attuatori”.

Vincenzo Walter Stella di Sinistra per Modena ha detto di “riconoscere la buona fede dell’Amministrazione, ma ogni volta che ci sono situazioni con accordi elusi e, in qualche caso, vere e proprie truffe prendo atto che il Comune ha difettato nel controllo. Serve un maggiore controllo del rispetto delle regole e dei tempi – ha aggiunto – per evitare che casi come questi mettano in crisi decine di famiglie che impegnano i risparmi di una vita e vedono infrangere i propri sogni”.

Katia Parisi di Modena civica ha espresso solidarietà “ai cittadini che stanno vivendo questa situazione complicata. Riteniamo ci sia l’immediata necessità di istituire un tavolo di confronto – ha aggiunto – per permettere alle famiglie di prendere possesso di questi alloggi il prima possibile. Come gruppo ci prendiamo l’impegno a partecipare a tutte le azioni che l’Amministrazione deciderà di portare avanti”.

Antonio Baldini della Lega nord ha fatto riferimento alle opzioni previste nel regolamento di decadenza del diritto di superficie, risoluzione o sanzione pecuniaria per ogni giorno di ritardo. “La consegna dei dodici appartamenti doveva avvenire nel marzo del 2019, mi pare quindi ci possano essere le condizioni per un’ipotesi di decadenza del diritto di superficie. Il commissariamento della cooperativa e la modifica della convenzione per la vendita al grezzo – ha chiesto – sono davvero l’unica via praticabile?”.

Nella replica, Stefano Manicardi ha ringraziato “per la risposta esaustiva e per il dibattito che dimostra l’interesse che il Consiglio ha a far sbloccare la situazione. Ringrazio l’Amministrazione– ha aggiunto – anche per la sensibilità che ha avuto nel trattare e recepire le volontà dei promissari acquirenti e dei professionisti cui si affidano. Auspico fortemente che i cinque soggetti coinvolti nella vicenda facciano i passi avanti necessari a trovare l’accordo e che sia presto possibile in quest’Aula dibattere della delibera per sbloccare la situazione”.

In chiusura di dibattito, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli ha precisato che “la norma sulla dichiarazione di decadenza è stata immaginata più per i casi di inerzia nell’avvio dei lavori che per le situazioni di disequilibrio economico a cantiere in fase avanzata. La procedura di decadenza richiede dai 12 ai 18 mesi di tempo e comporterebbe un effetto paralizzante sull’Amministrazione, che dovrebbe bloccare una quota pari almeno a 2 milioni di euro sul fondo investimenti. Inoltre, si aprirebbe un contenzioso con il soggetto attuatore e anche con l’impresa costruttrice”. L’assessora, quindi, ha spiegato che, percorrendo questa strada, difficilmente si arriverebbe alla soluzione auspicata dai promissari acquirenti che rischierebbero di essere gravati di ulteriori costi. “Parliamo di una cooperativa – ha precisato – in cui i promissari acquirenti fanno parte della compagine del soggetto attuatore, un rapporto che abbiamo bisogno di tagliare il prima possibile per arrivare a una soluzione”. L’assessora ha infine espresso l’impegno dell’Amministrazione “a rivedere le regole del gioco con i soggetti attuatori, a prevedere interventi più piccoli e strumenti di partenariato pubblico-privato per il recupero di aree della città, garantendo una distinzione di ruolo tra soggetto attuatore e soggetti che acquistano, con garanzie per gli acquirenti sulle somme versate. Esprimo solidarietà alle famiglie che si trovano in questa situazione – ha concluso – perché so che la casa è un elemento che ci rende individui e toccarla significa toccare l’identità delle persone”.


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