Politica

Elezioni 2018 | Casa Pound. Bonato: "Fuori da Euro e da Unione Europea"

E' tornata elettorale in cui Casa Pound è riuscita ad ottenere più visibilità rispetto al passato. Un progetto per riottenere la sovranità nazionale passando per uscita da Euro e Unione Europea

Prosegue la serie di interviste con i partiti e i movimenti che troverete sulla scheda elettorale il 4 Marzo. E' il momento di Martina Bonato, candidato capolista alla Camera dei Deputati al plurinominale per Casa Pound.

Casa Pound ha registrato in questi mesi un aumento dei consensi, anche dato dall'aumento della visibilità. Secondo lei sono replicabili i risultati ottenuti a Ostia?

Ci presentiamo a queste elezioni politiche forti dei risultati ottenuti non solo a Ostia, ma anche a Bolzano, Lucca, a Todi e in numerosi altri comuni dove abbiamo sensibilmente migliorato i nostri consensi. Per questo siamo sicuri che il 4 marzo faremo un buon risultato.

Cosa vi distingue dalla Lega di Salvini, da Fratelli d'Italia della Meloni o da Forza Nuova?

Rispetto ai primi due partiti CasaPound è rimasto l’unico movimento sovranista: vogliamo uscire dall’euro e dall’Unione Europea e per questo è impensabile la riproposizione della vecchia e logora alleanza con Forza Italia, cioè i sedicenti “moderati” e il Partito Popolare Europeo. Rispetto a Forza Nuova, con i quali non abbiamo alcun tipo di rapporto, ci distingue un diverso approccio, a partire anzitutto da una visione, la nostra, laica e non confessionale della politica e dello Stato.

Ponete al primo punto del programma l'uscita dall'Euro. Si è discusso a lungo di questa scelta. Non vi è il pericolo di un shock economico nel breve periodo che possa effettivamente mettere a rischio il valore dei risparmi degli italiani, con il conseguente impoverimento del loro potere d'acquisto? 

L’uscita dall’euro è necessaria ma va gestita con attenzione. Di una cosa siamo certi: tutti i problemi che vengono paventati in caso di abbandono della moneta unica – dall’impoverimento delle famiglie alla perdita del potere d’acquisto, dalla stagnazione alla disoccupazione – sono gli stessi che stiamo subendo in questi anni. E il rapporto causa/effetto con l’euro è ormai conclamato.

Parlando di economia, è evidente una svolta verso la statalizzazione di aziende e settori strategici. Per certi versi, una proposta molto vicina a quella delle sinistre estreme. C'è possibilità di dialogo con loro in tal senso e, inoltre, cosa vi distingue da queste ultime?

L’estrema sinistra dovrebbe prima o dopo fare pace con la coscienza: non può ad esempio chiedere l’intervento dello Stato e allo stesso tempo fare professione di amore nei confronti della globalizzazione (basti pensare all'appoggio incondizionato all'immigrazione), che della sovranità nazionale è nemica giurata. Visti questi presupposti, dubito ci sia la possibilità di alcun tipo di dialogo.

Nel programma il senso dello stato sociale è molto forte. Ovviamente, tale svolta prevede più servizi e quindi più costi. Come possono essere coperti più costi, laddove ci sia una svalutazione, almeno iniziale, della moneta in caso di uscita dall'Euro?

La svalutazione della moneta non impatterà, se non marginalmente, sui conti pubblici. Già sul breve periodo, anzi, si avrà l’effetto contrario: tornando, grazie ad una moneta parametrata sulle esigenze della nostra economia, finalmente a crescere, anche il bilancio dello Stato ne trarrà giovamento. In ogni caso, bisogna uscire dall’Unione Europa anche e soprattutto per superare gli assurdi vincoli di bilancio che impediscono la spesa in deficit, la quale deve tornare ad essere – specialmente in periodi di crisi – uno dei motori dello sviluppo.

Tema caro a Casa Pound è certamente quello del maggior controllo dell'immigrazione. Nel programma proponete il rimpatrio. Come sarebbe applicabile per i soggetti senza documenti?

Il problema non si pone visto che ogni richiedente asilo all’atto di presentazione della domanda è tenuto a fornire i propri dati, nazionalità compresa. Nel momento in cui la domanda dovesse essere rifiutata, come avviene peraltro nella stragrande maggioranza dei casi, è nel suo interesse non aver mentito sulle generalità.

Proponete la sovranità energetica grazie al ritorno all'energia termonucleare. Quale piano prevedete per lo smaltimento delle scorie radioattive, e come potreste bloccare eventuali infiltrazioni  mafiosi in attività edilizie di questo tipo?

L’Enel già gestisce numerose centrali nucleari all’estero, quindi abbiamo a disposizione tutto il know-how necessario. Il tema delle scorie è uno specchietto per le allodole perché con le tecnologie più moderne e attualmente già a disposizione, vale a dire la rifertilizzazione del carburante, un reattore da 1GW produce al massimo 1 metro cubo di “residuo” all’anno. Il problema è dunque assolutamente marginale e superabile. Diverso il discorso per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose, le quali però – va detto – sono una presenza costante anche e soprattutto, come hanno dimostrato numerose inchieste, nel business delle rinnovabili. L’argomentazione è dunque capziosa, ma il problema va affrontato a monte a partire dal codice degli appalti e mettendo in campo tutti gli strumenti, potenziando anche quelli già esistenti, per prevenire e reprimere tutte le attività illecite.

Parliamo di Modena, quali sono 3 cose che vorreste cambiare o migliorare in città?

Anzitutto la sicurezza, evitando la creazione di ghetti come quello di Via Gramsci. In secondo luogo uno stop alla cementificazione, l assetto urbano della città va riqualificato. In ultimo, bisogna affrontare seriamente il tema dell'inceneritore.

In vista delle amministrative del 2019, come può Casa Pound allargare la propria cerchia di elettrori, in una terra da sempre in maggioranza di sinistra?

Siamo rimasti ormai gli unici a parlare di lavoro, di concorrenza sleale, di tutela delle produzioni nazionali in una terra che di queste realtà ha fatto un vanto, mentre la sinistra ha da anni fatto retromarcia su queste sue battaglie. È solo questione di tempo.


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