Politica

Elezioni 2018 | Noi con l'Italia. Roccella: "Promuovere la cultura della famiglia"

Noi con l'Italia, quarta gamba del centrodestra e forza cristiano-moderata, pone al cento questioni etiche come la promozione della cultura della famiglia, e la crescita economica con una flat tax di cui dichiarano la paternità italiana

Prosegue lo spazio dedicato ai movimenti e partiti presenti nella scheda del 4 Marzo. Ecco l'intervista a Eugenia Roccella candidata di Noi con l'Italia. 

Noi con l'Italia è una nuova realtà politica. Che ruolo ha questa quarta gamba nel centrodestra e cosa vi distingue dagli alleati?

 Partiamo da un dato oggettivo: allo stato attuale il centrodestra è l’unica coalizione in grado di ottenere una maggioranza che permetta di esprimere un governo stabile. Per questo, se il centrodestra non ottiene una solida maggioranza, si aprono sicuri scenari di instabilità, compresa la possibilità di subire l’ennesimo governo non scelto dai cittadini. Proprio tenendo conto di questa situazione, Noi con l’Italia nasce con un obiettivo ben preciso: includere nella coalizione l’anima moderata e in particolare quella cattolica per far tornare il centrodestra alla vittoria. Questo progetto, quindi, vuole dare voce a chi riconosce l’importanza di arginare la deriva antropologica a cui stiamo assistendo e desidera promuovere le tradizioni, la cultura e i valori che stanno alla base della nostra società.

Parliamo di leadership. Se il 4 Marzo il centrodestra ottenesse la maggioranza, vedete una leadership della coalizione in Salvini, o precludete Berlusconi?

 Le regole del gioco stabilite dalla coalizione sono chiare: si è sempre detto che il partito che ottiene più voti ha diritto ad esprimere il premier. Quindi, nessuna preclusione.

Noi con l'Italia nasce dall'area centrista. Perché i centristi dovrebbero votare l'area di centrodestra piuttosto che partiti come Civica Popolare?

 Semplice, perché ci sono valori, come ad esempio quelli cristiani, la cui tutela non viene garantita dal Pd e dai suoi alleati, ormai assorbiti dalla logica del politicamente corretto e della promozione dei cosiddetti “nuovi diritti individuali”. Mentre la coalizione di centrodestra, pur avendo all'interno anche molti laici, resta l’unica area politica In cui i cattolici hanno agibilità politica e possono condurre battaglie a difesa della vita e della famiglia, spesso coinvolgendo tutto lo schieramento.

Parliamo del progetto Noi con l'Italia, dopo il 4 Marzo vedrà un proseguo a livello locale, oppure si tratta solo di una lista centrista per le elezioni politiche?

Noi con l’Italia ambisce ad essere un soggetto inclusivo che possa recitare un ruolo importante non solo il 4 ma soprattutto a partire dal 5 marzo. Il progetto di costruire una realtà unitaria che tenga dentro e possibilmente attragga altre anime moderate c'è, e non può chiudersi con il voto. Il come lo stabiliremo insieme.

Guardando a Modena, il problema della sicurezza è molto sentito in città, specialmente in aree a nord del centro. Quali sono le vostre proposte in tal senso?

Credo che la prima cosa da fare sia ripristinare il rispetto delle regole ad ogni livello, cosa che la scarsa alternanza ai vertici della Regione non ha certo favorito, anzi ha permesso di costruire un sistema di potere che, non avendo alternative, finisce per trascurare le domande dei cittadini. Vorrei che Modena e tutta l’Emilia Romagna torni a essere un territorio sicuro, dove le donne siano libere di uscire di casa, sole, anche a tarda sera. Per questo bisogna lavorare anche su aspetti pratici come la presenza della polizia per le strade e le telecamere, ma soprattutto bisogna cambiare la politica sull'immigrazione e assicurare la certezza della pena per chi commette reati.

Quali sono le 3 cose che vorreste cambiare o migliorare a Modena?

Come ho già detto, un aspetto è sicuramente quello della sicurezza: un territorio più sicuro è anche più attrattivo sia a livello commerciale che turistico. Ma soprattutto bisogna intervenire per invertire la tendenza negativa che ha portato ad un crollo verticale delle nascite. Certamente la chiusura del centro nascite di Pavullo non va assolutamente in questa direzione. Così come ritengo fondamentale il riequilibrio dei servizi tra il Policlinico e l’ospedale di Baggiovara. Ecco perché ho sostenuto la lettera aperta al ministro Lorenzin firmata da Anna Beatrice Borrelli, presidente dell’associazione RelArte Modena nonche’ referente dell’unione donne Udi, e finalizzata proprio a richiedere un intervento immediato per risolvere una situazione a dir poco assurda: non è possibile che una donna incinta che riporti un trauma sia costretta a scegliere di essere accolta a Baggiovara, attrezzato per i traumi ma non per le nascite, oppure al Policlinico, attrezzato per le nascite ma non per i traumi. Per evitare che la gente, per urgenza o per necessità, sia costretta a partorire per strada o in ambulanza (è successo anche questo fino ad ora senza procurare danni a nessuno), dirimere questa situazione è una priorità assoluta. Peccato che non lo sia per le autorità regionali che fino ad ora hanno dato poco ascolto a chi da tempo ha sollevato la questione.

Parlando di lavoro, il centrodestra propone la flat tax, secondo voi è realizzabile in un breve periodo?

Idea e la Fondazione Magna Carta parlano di Flat tax già da tempo, prima ancora che tutti i partiti del centrodestra ne riconoscessero i benefici. Infatti, il principio di base è molto semplice: abbassare le tasse in modo tale che tutti paghino. Questo perché, come ha dimostrato la teoria di Arthur Laffer, tasse molto elevate possono causare una diminuzione delle entrate fiscali. E non è affatto vero che favorisce i ricchi, perché si può modulare in modo che ciò non accada. Inoltre, la flat tax comporta una semplificazione enorme, a fronte della burocrazia fiscale vessatoria che abbiamo oggi.

Un tema caro all'area del centro è certamente la questione della famiglia. Quali politiche si possono attuare oggi per agevolare le famiglie italiane?

Una seria politica per la famiglia deve fondarsi essenzialmente su due binari: provvedimenti a sostegno dei nuclei familiari e al contempo promuovere una cultura della famiglia. Lo dimostra proprio l’Emilia Romagna: qui abbiamo i migliori asili nido d’Italia, eppure la natalità è crollata al pari di altre regioni dove servizi del genere non ci sono. Come mai? Il motivo è semplice: non ha tanto senso fornire aiuti economici se poi si contribuisce ad innestare nel contesto culturale messaggi totalmente opposti, varando provvedimenti come unioni civili oppure promuovendo la genitorialità fai da te magari attraverso l’utero in affitto, votando per il divorzio breve o il diritto a morire. Renzi pensava che con 80 euro e un bonus bebè avrebbe risolto il problema degli aiuti alle famiglie. Invece si è accorto ben presto che tali misure sono servite a poco. Tant’è che i nuclei familiari sulla soglia di povertà sono aumentati e le nascite sono ai minimi storici. Questo perché un welfare a misura di famiglia non significa solo offrire servizi, ma ha bisogno di una processo di valorizzazione della genitorialita, del matrimonio, della vita. In questa direzione, ad esempio, va il mio impegno per provare a modificare profondamente o abrogare leggi come le unioni civili e il biotestamento, provvedimenti puramente ideologici che mirano solamente ad affermare la cultura dell’anti-famiglia in nome dei cosiddetti “nuovi diritti”.  Solo così tutte le proposte “family friendly” avranno terreno fertile su cui attecchire e produrre frutto: politiche fiscali pro-family, aiuti alle neo mamme, buono scuola, garantendo un’offerta plurale in modo che ognuno abbia la libertà di scegliere come e dove educare i propri figli.

Parlando invece di immigrazione, qual è la vostra proposta e sareste disponibili ad un'apertura allo ius soli?

Ogni anno quasi 180mila persone accedono alla cittadinanza italiana. Un dato importante a testimonianza del fatto che non c’è una chiusura totale su questo fronte. Ecco perché non credo serva altro. Basterebbe semplicemente – questo sì – riformulare il processo che porta alla cittadinanza puntando sull’integrazione. Solo promuovendo adeguatamente la conoscenza e l’accettazione delle nostre leggi, delle tradizioni e della nostra cultura, allora l’integrazione sarà effettiva e porterà frutti di cui godranno sia i nuovi cittadini che l’intera nazione. Peccato che il Pd in questi anni abbia fatto tutt’altro. Ci è stato detto che l’accoglienza senza se e senza ma era l’unico rimedio ai flussi migratori, ma poi, con l’arrivo di Minniti è cambiato registro e sono state attuate le proposte avanzate in materia di governo dei flussi proprio dalle forze di centrodestra. Non solo. Nemmeno l’accoglienza è stata fatta con criterio: non si può far passare troppo per tempo per comunicare alle persone se possono avere o meno lo status di rifugiato. Così si finisce per favorire l’arruolarsi di queste persone tra le fila della criminalità organizzata. Dobbiamo ripartire da zero, varare una strategia di governo dei flussi e una legge che stabilisca con certezza e in tempi brevi chi ha diritto ad essere riconosciuto come rifugiato e chi no.


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