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I luoghi miracolosi a Modena e dintorni

Numerosi sono i luoghi modenesi in cui sono avvenuti miracoli, tuttavia ve ne sono 3 che ancora memorano il fascino di ciò che storia e leggende tramandando da secoli

La porta del castello di Fiorano

Quella del "Miracolo del fuoco" di Fiorano è una storia che ha quasi cinque secoli. L'evento miracoloso avvenne tra il 7 e l'8 Febbraio del 1558, quando i mercenari spagnoli, impegnati nella guerra tra i Farnese di Parma e i d'Este di Ferrara, andavano avanti e indietro nel territorio modenese, un'area soggetta più di altre agli scontri tra le due casate. Quella sera i mercenari spagnoli erano accampati presso il Secchia, e con un po' di fame e con un po' di voglia di far bottino presero la via che conduceva a Fiorano. 

All'epoca Fiorano erano un paese di poche case, circondato da una cerchia di mura. I fioranesi tuttavia non avevano alcuna intenzione di arrendersi ai mercenari spagnoli, e quando li videro vicino alle mura li accolsero con gli archibugi. Gli spagnoli dal canto loro furono ben felici di fare guerra a quel borgo, e così decisero di dargli fuoco. Raccolsero fascine e sarmenti dai campi e accesero un bel falò. 

Mentre tutto stava degenerando, con un fuggifuggi generale, i soldati spagnoli rimasero ad occhi aperti vedendo una scena che non si sarebero mai aspettati. Infatti, il fuoco attorno alla Madonna col Bambino presso la porta del bambino non prendeva fuoco. Anzi, le fiamme si dividevano a metà. Quel mancato incendio non era un caso, infatti si racconta che quel "madonnero" fu realizzato proprio per proteggere il castello dai nemici. 

Immaginate questi mercenari cosa potessero pensare alla vista di una cosa simile, e credendo di combattere contro Dio, scapparono via a gambe levate, superando il Secchia e non facendo più ritorno a Fiorano. Per celebrare l'evento un secondo pittore ignoto aggiunse al'immagina del "madonnario" un soldato spagnolo inginocchiato a pregare. 

I bagni miracolosi di Brandola

ante sono le leggende dei nostri Apennini, e molte di queste le abbiamo raccontate, oggi trattiamo una di quelle più strane. Si tratta dei Bagni di Brandola, un antico luogo situato nella vallata del Rossena, ossia un'antica fonte di acqua sulfurea, nota già ad etruschi e romani. Un luogo mistico e anticamente noto come fonte di acqua per riti e credenze pagane. 

La notorietà dell'acqua di Brandola è tuttavia legata agli eventi del 1448, ossia quando la zona fu colpita dai una  pesante epidemia che colpì i bovini. Gli abitanti del luogo si accorsero presto che gli animali che si abbeveravano con l'acqua della sorgente guarivano. La voce che a Polinago vi fosse la fonte di un'acqua miracolosa si sparse molto velocemente. 

Ben presto si formarono code e pellegrinaggi a questa fonte apparentemente miracolosa. L'acqua fu successivamente analizzata dal medico Michele Savonarola che parlò nel suo trattato "De Balneis et Termis", anche se il suo primo utilizzo curativo medico fu adoperato da Bartolomeo Accursini, che la usò per far guarire per l'appunto alcuni suoi pazienti. Oggi la fonte miracolosa è ancora accessibile e chissà che i suoi benefici non siano riscontrabili anche agli escursionisti degli Appennini? 
 

La Fonte Miracolosa di San Geminiano

a Fonte Miracolosa di San Geminiano è uno dei luoghi più misteriosi della nostra provincia.  Il complesso architettonico attualmente visibile è databile 1800 ad opera dell'architetto Mignoni,  ma le sue origini sono molto più antiche. In quel luogo infatti sono diversi gli eventi miracolosi  avvenuti e che la tradizione attribuisce a San Geminiano.  Nell’area del Santuario si trova la realtà cristiana più antica di Cognento e il secondo luogo più  importante, dopo il Duomo, del nostro Santo. Qui l'acqua svolge un ruolo fondamentale, mostrando  ai modenesi le sue capacità taumaturgiche.  La leggenda dice che la madre stessa di San Geminiano ne beneficiò riacquistando da essa la vista.

Il primo documento che racconta l'accaduto è risalente al 1663, scritto da Vedriani nelle “Memorie  de’ Santi e Beati Modonesi”. Anche se la testimonianza più importante fu trascritta da Bonifacio, padre di Matilde di Canossa, nel 1093 che riporta:  "Qui vi è una “Cappella consacrata ad onore di San Geminiano”. Non a caso questa tradizione ha origini a Cognento, perché diversamente da come pensiamo, San  Geminiano non era modenese ma era nato proprio in questo luogo, ed è qui che Dio gli ha donato,  secondo la tradizione, tali poteri. Scrive infatti il Vandelli: “Di questo fonte raccontano cose  prodigiose, di lebbrosi mondati, storpi raddrizzati, ciechi illuminati e di altri da varie  infermità guariti. Ciò continuamente vi si vede con un numeroso concorso di gente da parti anche  remote e sino dalle più scabrose Alpi”. 
 


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