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I 5 simboli dell'enogastronomia della Bassa Modenese

Quali sono i prodotti tipici della bassa modenese e qual è la loro origine? Un viaggio nell'enogastronomia dei territori a nord di Modena

Lambrusco di Sorbara (Soliera)

Il Lambrusco di Sorbara prende il suo nome dalla frazione di Sorbara del comune di Bomporto, nel modenese. Coltivato nella zona compresa fra i fiumi Secchia e Panaro, si riconosce in quanto ha un colore vicino al rosa, caratterizzato da profumazioni fruttate e da un sentore di violetta che determina il suo soprannome, ovvero Lambrusco della viola. E qui vi sono due caratteristiche curiose: la prima consiste nel fatto che si tratti di una varietà indigena antichissima esclusiva del modenese e dalle caratteristiche molto particolari; e l'altra riguarda un'anomalia molto particolare, infatti questi vitigni seguono il fenomeno dell'acinellatura, ovvero i chicchi rimangono del diametro di pochi millimetri.

Sfogliata (Finale Emilia)

In questa città ad avere origine è sicuramente la Sfogliata  o Torta degli Ebrei, che in dialetto tutti conoscono con il nome di Tibùia o Sfuiada. Si tratta di una ricetta di cui è stata testimoniata la presenza nel nostro territorio già dalla prima metà del '600 grazie al lavoro di alcuni centri di artigianato culinario presenti proprio nel territorio finalese. Tra burro, strutto, farina e parmigiano reggiano, e che è legata ad una storia d'amore tutta finalese. 

Lambrusco Salamino (Carpi)

Il Salaimno, così viene definito per lo più, in realtà ha un nome completo di Salamino di Santa Croce. Non tutti sanno che Santa Croce è una località all'interno del Comune di Carpi. E' una zona agricola che prende il nome da una chiesa dedicata alla Santa Croce, che storicamente era un punto di aggregazione tra gli agricoltori locali. Seppur i terreni del Salamino e quelli del Sorbara sono vicini, le caratteristiche dei due Lambruschi li distinguono eccome. Questa varietà di vitigno ha origine nei terreni della bassa modenese e, come le altre, deriva probabilmente da viti selvatiche che crescevano in maniera spontanea nei colli dell'Appennino. Si riconoce in quanto presenta un colore rosso rubino e dal profumo fruttato ed intenso. Si tratta di uve dai grappoli piccoli, con acini di colore blu-nerastro e dalla polpa succosa, che presenta una leggera sensazione di acidita'.

Salame di San Felice 

Il Salame di San Felice è considerato uno dei salami più di alta qualità al mondo. A consentire questa descrizione sono le qualità organolettiche irripetibili che lo caratterizzano, infatti oltre al tipico sapore dolciastro e al profumo invitante e appetitoso, è ricco di proteine, come pochi altri salami. Questi risultati si possono ottenere solo se i maiali sono allevati in ambienti che rispettino il benessere degli animali, se no la carne perde molte delle sue qualità.  Perché questo tipo di salame è ritenuto così buono e così energetico dagli esperti del settore? Bisogna sapere che il clima della Pianura Padana consente la conservazione dei salami grazie quantità di sale minore di quelle necessarie se si uscisse da questo contesto geografico. A ciò si aggiunge per il salame di San Felice la parte scelta e tagliata del maiale, ossia la mezzena, che viene macinata insieme al grasso e quindi salata a secco, messa in concia e quindi insaccata con i budelli dell'animale stesso. Per il detto popolare che del maiale non si butta via niente. 

Zampone (Carpi)

Sembra strano ma è Mirandola che ha dato i natali allo zampone e questo è avvenuto precisamente nel 1511 durante l'assedio delle truppe di Papa Giulio II Della Rovere che era interessato alla città, che in quel momento era governata da Giovanni Pico della Mirandola. Giulio II, dopo la morte del papa Alessandro IV ovvero Rodrigo Borgia, solenne alleato dei francesi, decise di riconquistare una delle roccaforti francesi, cioè quella dei Pico, famiglia strettamente alleata con la famiglia del giglio.


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