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I 5 simboli modenesi che trovi in piazza Grande

Piazza Grande è un elogio alla modenesità grazie ai suoi innumerevoli simboli che caratterizzano la nostra cultura

Piazza Grande non è solo il cuore della città di Modena, ma è anche il luogo dove sono più concentrati simboli modenesi che fanno parte della nostra tradizione, e che nel tempo hanno costruito l'identità geminiana:

La Bonissima

La statua della Bonissima è da sempre un simbolo di Modena, quanto un mistero per storici e modenesi. Infatti, di questa statua alta appena 137 cm e raffigurante una donna non si sa quasi nulla. Tuttavia, la sua importanza è leggendaria, basti pensare che nel dialetto modenese la "Bonissma" è un modo per indicare una persona famosa, e questo fa capire quanto sia stata importante e nota nella storia modenese. Tuttavia sul cosa rappresenti e chi sia la donna raffigurata tante sono le versioni. 

Una cosa è certa, quando Bonifacio da Morano scrisse la frase "In quel tempo (1268) nell'ultimo giorno di aprile fu collocata la Buonissima, come statua di marmo nella piazza della città di Modena, davanti all'ufficio delle bollette" la Bonissima era già nota. E infatti per questo alcuni dicono che si chiami Bonissima perché di fatto rappresenta la Bona Estima, ovvero il luogo del commercio, della stima/misura, ma anche dello scambio di prestiti. 

La leggenda più diffusa vuole che si trattasse di una ricca dama che, in un periodo di carestia, aveva sfamato il popolo, chiedendo aiuto agli altri notabili della città. Così quando la carestia cessò la popolazione giunse al suo palazzo per festeggiare la sua bontà. Da quel momento diventò per tutti la Bonissima. Tale leggenda era rafforzata dalla identificazione, secondo il popolo, di una borsa in quella che è una piega della veste.

Tuttavia il termine Bonissima potrebbe non riferirsi a nessuna delle due spiegazioni precedenti. Ovvero, a Modena c'è una lapide di una donna che viene descritta come "Bona Dona" ovvero "Buona Donna" ed essa visse nel 570. Si tratta di Gundemberga, ovvero una "donna nobile e generosa"; come si evince dalla lapide conservata all'interno della cripta del Duomo di Modena. 

La Preda Ringadora

Li potremmo definire i tre misteri della preda ringadora e su di essi sono nati altrettanti racconti che in parte si sono perduti nel tempo, ma ancora qualcuno è sopravvissuto ai secoli di storia modenese.

Il primo mistero riguarda l'origine della pietra, infatti nessuno ad oggi sa da dove derivi poiché la prima volta che compare in documenti scritti è nel 1420. Prima di quella data non ci sono fonti scritte. Tuttavia di una cosa ne siamo certi, ovvero che la preda è dello stesso materiale dei leoni del duomo, o per lo meno dei leoni trovati nella necropoli romana del duomo. Infatti si pensa che originariamente potesse coprire qualcosa che si trova ancora oggi sotto piazza grande, come per esempio una tomba.

Il secondo mistero riguarda l'utilizzo che se ne faceva. Probabilmente era una pietra su cui si facevano arringhe, ovvero discorsi, prima che questi fossero spostati sul balcone del palazzo docmunale, ma in quel documento del 1420 viene descritta per un altro uso, alquanto particolare, ovvero come pena per i debitori insolventi. Si tratta di una pena che oggi farebbe quasi ridere, ma che all'epoca era molto malvagia, in quanto metteva a nudo il debitore e la sua coscienza, davanti al pubblico ludibrio.  Infatti, il debitore nei giorni di mercato si presentava vestito da penitente in piazza, faceva tre giri di questa e ogni volta che si presentava davanti alla preda doveva sedersi. I documenti specificano che il debitore era privo di mutande e che quindi poggiava le natiche nude sulla pietra, su cui si poneva una sostanza orticante.

Il terzo mistero, infine, riguarda il futuro ovvero un messaggio nascosto dalla preda e che descriverebbe il futuro della città di Modena. Infatti, originariamente la preda non era sostenuta da una struttura come quella attuale, ma era appoggiata per terra. Per tale motivo si riteneva che il destino della città fosse scritto nel lato nascosto. Non sappiamo esattamente da dove derivi questa leggenda, infatti per alcuni è solo una storia medievale, ma altri ritengono che sia legata alla sua antica e oscura origine, forse derivante persino dall'epoca romana. 

Osso di drago

Il duomo di Modena è uno dei luoghi più carichi di significati e di misteri che possiamo trovare nella nostra città e ad arricchire questo quadro di antichi segreti vi è la stessa Piazza Grande, che manifesta figure e oggettistiche davvero particolari, dalla statua della Bonissima alla Pedra Ringadora. L'oggeto più noto nella tradizione popolare modenese del nostro duomo è l' "osso di drago".

Un osso di drago nel duomo di Modena? In effetti sì per diversi secoli questo oggetto è stato considerato dai modenesi un vero e proprio osso di drago. Si trova sulla Porta Regia, ossia sul lato meridionale del duomo, dietro alla statua di San Geminiano. Per poterlo vedere per bene dovete mettervi al centro della piazza e osservare in direzione settentrionale. Vi accorgerete che c'è un osso dalla forma semiricurva lì appeso. 

Le prime notizie di questo osso di drago sono risalenti al 1518, ma questa era solo una tradizione scritta, perché infatti secondo le leggende popolari modenesi sembra che questo osso appartenesse alla comunità modenese da sempre. A quanto pare, venne trovato durante gli scavi del duomo. All'epoca si credeva che da un osso sotterrato si potesse evocare l'essere a cui quell'osso apparteneva, ossia il drago. Per questo venne posto presso la Porta Regia e affianco venne posizionata la statua di San Geminiano.

Altra credenza dell'epoca era che le statue dei santi non fossero solo dei monumenti ma avessere capacità di tramite tra il fedele e il santo, per chiedere intercessioni e miracoli. Così la statua di San Geminiano avrebbe dovuto proteggere i modenesi dal potere dell'osso di drago. Ovviamente nessun modenese poteva immaginare che lì, milioni di anni prima, non fosse la terra bensì il mare, e che quindi quello non era un osso di drago, ma di 

La Madonna di Piazza

La Madonna di Piazza è una delle opere modenesi dell'arte più emblematiche. Seppur oggi si trovi all'interno dei Musei Civici di Modena, un tempo era situata all'esterno del Comune come protettrice dei modenesi. Per secoli ha protetto i modenesi dall'alto del Palazzo Comunale e questi ultimi dedicavano a lei preghiere e omaggi. Per certi versi era considerata la protettrice modenese al pari, o forse ancora più, di San Geminiano. Tuttavia, quando Napoleone Bonaparte giunse a Modena instaurando il suo dominio non voleva che fosse visibile una statua religiosa in una struttura pubblica e così decise di toglierla e da quel momento non tornò più nel suo posto originale

Balcone della Famiglia Pavironica

Il Giovedì Grasso che piace tanto ai bambini modenesi è arrivato e con lui anche Sandrone, la Pulonia e Sorghiguelo, ossia la famiglia Pavironica. Dopo avervi spiegato l'origine della maschera di Sandrone, vi presento oggi le 5 curiosità che probabilmente non conoscete dietro alla famiglia che reso il carnevale modenese unico. 

Si dice che la famiglia Pavironica abbia dimora nel "Bosco di Sotto". A lungo si è cercato questo luogo, che evidentemente non è una località geografica, ma più un luogo legato al mito e alla tradizione. Tre sono le teorie: si potrebbe trattare del Bosco di Rainusso che si trovava fuori dalla Villa della Pentetorri voluta dal duca Francesco I nel 1650 come residenza di villeggiatura. Opppure si potrebbe trattare del Bosco della Partecipanza, cioè tra Nonantola e S. Giovanni in Persiceto. Altri lo identificano con il bosco di San Felice. In tutti i casi si tratta di una località lontana dal rumore della città e questo basta ai modenesi per stimare Sandrone e il suo discorso se ha un sapore di "antica saggezza". 

Tuttavia, non tutti i modenesi sanno che ci fu un anno in particolare in cui Sandrone non fece il suo sproloquio dal tradizionale terrazzo del Comune, ma da sopra la Preda Ringadora. La guerra aveva interrotto la tradizione dello sproloquio della famiglia Pavironica, ma nel 1946 per Giovedì Grasso, Sandrone si presenta ai cittadini modenesi che vedono il lui l'unico rappresentate vero e condiviso della comunità modenese. Così per avvicinarsi di più al popolo scegliere la Preda. 


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