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I 5 simboli della modenesità e la loro origine

Un viaggio tra i 5 simboli di Modena, dei modenesi e della sua storia

Colori giallo e blu

Lo stemma del comune di Modena presenta una croce azzurro scuro-blu in campo giallo, ma originariamente i colori erano invertiti. I primi colori identificativi della città di Modena risalgono al 1167 quando diversi comuni contro il Barbarossa, cioè facenti parte della Lega Lombarda, assunsero come simbolo quello di una croce. Modena aveva scelto una croce dorata e come sfondo il cielo, che ben presto venne identificato con il colore azzurro. 

La prima volta che che appaiono però in un documento ufficiale è il 1327 dove negli Statuti del Comune di Modena sonopresenti sulla quarta carta la figura di San Geminiano a cavallo. L'animale è ricoperto da una gualdrappa azzurra su cui sono presenti due grandi croci, ma bisognerà aspettare il 1336 per vedere il primo scudo modenese proprio con il ritorno degli Estensi in città. Da quel momento lo stemma giallo e blu divenne lo status symbol della città, e così nel 1473 venne inserito tra i sigilli delle spese Ordinarie dei duchi e con la fine del XV secolo apparve sulle monete del ducato, e lo stesso simbolo rimase sulle monete anche quando la città divenne dominio papale tra il 1510 e il 1527. 
 

Trivelle

Tutti abbiamo sentito le parole "Avia e Pervia" e visto le trivelle nel simbolo del Comune di Modena. Ma cosa significano queste due parole e perché ci sono due trivelle? Le parole latine "Avia, Pervia" sono legate proprio alle due trivelle disegnate ai lati del simbolo comunale. Infatti, come ogni cosa che abbia una storia, anche il simbolo di Modena è il risultato di modifiche avvenute nel tempo, basti pensare che originariamente, nella Modena comunale del XII secolo, era presente la sola croce giallo e blu, come simbolo di fedeltà guelfa della città, e ancor più per rimarcare la propria ostilità alla vicina Bologna ghibellina. 

Nel 1473 vennero aggiunte nel simbolo le trivelle di ispezione geologica, ma per quale motivo? Le trivelle erano utilizzate per far uscire l'acqua dal sottosuolo, e grazie alle quali si cambiava la forma della natura stessa, con le sue montagne e le sue valli. Perciò le trivelle erano un simbolo di forza umana contro un'altra forza, ovvero quella naturale.  Nel 1561, quando il 15 Giugno il Duca Alfonso d'Este giunse a Modena, fu adottato dall'umanista Giovanni Maria Barbieri, Cancelliere e Cerimoniere del Comune, la frase "Avia Pervia", ovvero "che l'inaccessibile diventi accessibile", perché come con esse si crea un’uscita all’acqua dal sottosuolo, così la virtù rende facile il difficile, come pure che le cose che non hanno una loro strada (a-via) lo trovano lungo il percorso (per via).

San Geminiano

San Geminiano è forse il simbolo di Modena più noto, tanto che i modenesi stessi vengono definiti dai vicini o si definiscono, anche, Zemian, ovvero Geminiani. Fu un cittadino romano in quanto visse nel IV e la sua Modena era in realtà Mutina, e la sua missione pastorale è conosciuta proprio perché all'epoca in città vi erano sì dei cristiani, ma anche tanti pagani, così come anche cristiani di correnti teologiche differenti da quella cattolica. Tuttavia, di San Geminiano noi sappiamo oggi solo attraverso la tradizione popolare in forma orale, se non per alcuni documenti che però non specificano molto sulla sua vita. E questo consente alla leggenda di unirsi alla storia vera.

Di certo San Geminiano convertì molti modenesi al cristianesimo, di certo fu molto amato dai suoi cittadini tanto che gli fu costruito un tempietto nella necropoli (sotto piazza Roma) e di certo fu un grande esorcista. A Lui però sono legate anche altre storie e leggende. Una molto interessante è quella della Fonte Miracolosa di San Geminiano che si trova nella frazione di Cognento a ridosso della chiesa del luogo. 

La Bonissima

La statua della Bonissima è da sempre un simbolo di Modena, quanto un mistero per storici e modenesi. Infatti, di questa statua alta appena 137 cm e raffigurante una donna non si sa quasi nulla. Tuttavia, la sua importanza è leggendaria, basti pensare che nel dialetto modenese la "Bonissma" è un modo per indicare una persona famosa, e questo fa capire quanto sia stata importante e nota nella storia modenese. Tuttavia sul cosa rappresenti e chi sia la donna raffigurata tante sono le versioni. Una cosa è certa, quando Bonifacio da Morano scrisse la frase "In quel tempo (1268) nell'ultimo giorno di aprile fu collocata la Buonissima, come statua di marmo nella piazza della città di Modena, davanti all'ufficio delle bollette" la Bonissima era già nota. E infatti per questo alcuni dicono che si chiami Bonissima perché di fatto rappresenta la Bona Estima, ovvero il luogo del commercio, della stima/misura, ma anche dello scambio di prestiti. 

La leggenda più diffusa vuole che si trattasse di una ricca dama che, in un periodo di carestia, aveva sfamato il popolo, chiedendo aiuto agli altri notabili della città. Così quando la carestia cessò la popolazione giunse al suo palazzo per festeggiare la sua bontà. Da quel momento diventò per tutti la Bonissima. Tale leggenda era rafforzata dalla identificazione, secondo il popolo, di una borsa in quella che è una piega della veste. Tuttavia il termine Bonissima potrebbe non riferirsi a nessuna delle due spiegazioni precedenti. Ovvero, a Modena c'è una lapide di una donna che viene descritta come "Bona Dona" ovvero "Buona Donna" ed essa visse nel 570. Si tratta di Gundemberga, ovvero una "donna nobile e generosa"; come si evince dalla lapide conservata all'interno della cripta del Duomo di Modena. 

La Ghirlandina

a Ghirlandina è da più di mille anni il simbolo della città e della modenesità, per esempio nella canzone "Per un pir, un pam, un persec", diciamo "Nueter a sam dla Ghirlandeina", proprio per sottolineare questo aspetto. E' un doppio orgoglio da quando nel 1997 è stata riconosciuta patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Siamo sicuri di sapere tutto su questo campanile? Per esempio, perché si chiama Ghirlandina? Per capirlo bisogna ripercorrere la storia della sua edificazione, perché infatti originariamente aveva un aspetto ben diverso e meno monumentale di adesso.  Edificata nel 1179 a pianta quadrata con meno livelli di altezza rispetto ad ora e con il tetto piatto e non a punta. I modenesi per un secolo si accontentarono di quelle dimensioni, in fondo non c'era campanile più alto nelle terre circostanti.

Quando però tra i bolognesi si diffuse la mania delle torri sempre più alte, i modenesi non poterono sopportare questo affronto e decisero di investire in un progetto ambizioso. Volevano realizzare il campanile più alto dell'Emilia, per questo scelsero di alzarla e costruire un tetto a punta, così erano sicuri che i bolognesi avrebbero capito chi comandava. Secondo un disegno di Arrigo da Campione, uno dei massimi esponenti degli scultori campionesi (i più famosi in Europa a quell'epoca) i cambiamenti strutturali avennero tra la fine del '200 e gli inizi del '400. Sempre nel disegno si nota che la punta era ornata da due ghirlande, ovvero due ringhiere di marmo. E' molto probabile che il nome Ghirlandina derivi proprio da questo aspetto architettonico. 
 


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